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Consiglio Provinciale Chieti, D’Amico (Pd): “la misura è colma”

Chieti. “La misura è colma e cominciamo a non poterne più delle intemperanze verbali e delle continue provocazioni del vice presidente della giunta provinciale di Chieti Antonio Tavani. Esordisce così il capogruppo del Pd in consiglio provinciale Camillo D’Amico dopo l’ultimo episodio, sconfinato quasi in rissa e scontro fisico, accaduto nel consiglio provinciale di ieri, dove i gruppi di minoranza hanno abbandonato l’aula per protesta rispetto all’atteggiamento del vice presidente. 

“Tavani” dice D’Amico “ancora comprende che non siede più nei banchi dell’opposizione ma  nel governo attivo dell’ente, gli compete dare risposte concrete ai tanti  problemi si trova ad affrontare quotidianamente; se non ne ha voglia e capacità  gli resta solo  dimettersi ed andare a casa altrimenti recuperi serenità di giudizio e di comportamento, portando rispetto a tutti, soprattutto agli esponenti della minoranza, come si conviene a qualsiasi buon amministratore di lungo corso come è nel suo caso. La moderazione e l’equilibrio sappiamo non appartenere alla sua cultura politica di provenienza, più avvezza allo scontro fisico ed all’imbavagliamento degli avversari, ma l’arte del governo richiede pazienza e mediazione ed è giunta l’ora che lui, quanto i colleghi di maggioranza che condividono questo atteggiamento oltraggioso, si convincano che i cittadini amministrati si aspettano fatti evidenti e concreti per ridare slancio e credibilità alla provincia la cui percezione, in questi quasi 18 mesi di loro amministrazione, è in calo verticale nel territorio.  Noi, a dimostrazione del senso di responsabilità che avvertiamo per l’istituzione ed i cittadini amministrati, siamo rientrati in aula, dopo averla abbandonata per protesta, solo dopo l’arrivo del presidente Di Giuseppantonio alla quale riconosciamo equilibrio e moderazione, non appartenente a Tavani & c., ma non tollereremo più in futuro atteggiamenti palesemente offensivi ed oltraggiosi da parte di nessuno facendo valere le ragioni della difesa della nostra dignità politica e personale in ogni sede”.