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Tocco da Casauria: il sindaco Zaccagnini si dimette per sfiducia

 

Pescara. Le dimissioni del sindaco di Tocco da Casauria, Riziero Zaccagnini, sono state confermate questa mattina in conferenza stampa, dopo che lo stesso Zaccagnini aveva affisso sui muri del paese volantini e manifesti per rendere note le motivazioni alla cittadinanza toccolana. Dimissioni da sfiducia: vicesindaco, assessore all’Urbanistica e consigliere delegato alla Finanze hanno dimostrato il loro dissenso al primo cittadino, portando ad una caduta della maggioranza. Una situazione che stride con gli eccellenti risultati, anche internazionali, registrati da ‘Primavera toccolana’ nei tre anni e mezzo di mandato.

Dalla ribalta mondiale, che ha visto Tocco come modello virtuoso in campo di energia rinnovabile, raccolta differenziata ed ecologia, alla rottura interna. Riziero Zaccagnini, capo di un’Amministrazione civica, ‘Primavera toccolana’, si vede costretto a mettere il punto a tre anni e mezzo di mandato a causa dei dissidi interni con tre tra i suoi più importanti collaboratori. Il vicesindaco Luca Gertoli, l’assessore all’Urbanistica Bruno Fausto Eusachio ed Eriberto Di Loreto, consigliere con delega alle Risorse finanziarie sfiduciano Zaccagnini, rivendicando le proprie autonomie amministrative da un sindaco che definiscono dalla “volontà dittatoriale”.

In realtà la maggioranza non è mai caduta numericamente durante sedute ufficiali del Consiglio, ma durante una riunione di maggioranza. “Già da tempo alcuni assessori hanno intrapreso a seguire le linee dell’opposizione, arrivando perfino ad approvare delibere di Giunta in mia assenza”, ha dichiarato Zaccagnini, “ragion per cui, non avvezzo a sotterfugi, il 28 ottobre ho convocato una riunione di maggioranza”. Riunione alla quale i tre dissidenti non si sono presentati, seppur invitati. In tal sede si sarebbe dovuta riconfermare la fiducia nel sindaco fino alla fine del mandato elettorale, “cosa scontata all’interno di una maggioranza”, commenta Zaccagnini. Così non è stato, e mentre gli altri componenti della maggioranza hanno firmato il documento, Eustachio, Gertoli e Di Loreto si sono rifiutati nonostante fosse stato inviato loro da ben sei giorni. Anzi, i tre hanno risposto a Zaccagnini con due documenti, chiarendo la loro posizione: “rivendicano pretestuose autonomie, sottolineando la palese sfiducia nel caso in cui non fossero accolte le loro pretese”. La più grave delle accuse rivolte al sindaco dimissionario, come riportano le epistole, è quella di utilizzare una libertà “ingenuamente concessa” per rappresentare ideologicamente l’amministrazione nei rapporti con enti sovracomunali. I tre si riferiscono ai rapporti con l’Ato e con la società Majella e Morrone. “Se rivendicare presso l’Ato che non siano aumentate le tariffe dell’acqua e porre uno stop alla gestione clientelare di Majella e Morrone, vuol dire fare ideologia e dittatura, allora vuol dire quel rinnovamento annunciato nel programma elettorale e portato avanti finora è finito”, risponde Zaccagnini.

Caduta non formale, ma evidente: a questo punto, in caso di votazione, la maggioranza non avrebbe certamente più i numeri per andare avanti. I tre, infatti, dichiarano di “voler rispondere esclusivamente alla Giunta” e rivendicano “l’autonomia di gestione delle proprie deleghe”. “Si stanno sostituendo ai cittadini e alla volontà elettorale”, prosegue Zaccagnini, “a questo punto è inutile trascinarsi ancora avanti solo per mantenere calda la poltrona di qualcuno. Chi si renderà responsabile della caduta dell’Amministrazione mostrerà ben presto cosa si nasconde dietro tale gesto”, afferma, non escludendo tinte fosche per il futuro di Tocco: “Se il rinnovamento portato deve terminare per far spazio ad una spartizione di poltrone, accomodatevi”.

Zaccagnini, però, non chiude la porta e se ne va: “Voglio andare avanti, l’obiettivo è di non fermarci. Voglio anche riaccogliere chi non è più in maggioranza, ma non chi detta delle condizioni per agire autonomamente. Dovranno sottoscrivere la fiducia per stilare il programma di fine mandato: se così non sarà, è inutile andare avanti con dei sotterfugi politici”, conlcude.

Daniele Galli