Pescara. “L’abbattimento della ex-Centrale del Latte è l’ennesima pagina nera della storia pescarese. Quello che temevo è accaduto”. Sono le parole del consigliere comunale Maurizio Acerbo, che torna sulla questione della vecchia Centrale del Latte dopo le recenti dichiarazioni dell’assessore Marcello Antonelli. Ciò che lascia dubbioso il consigliere è, infatti, l’affermazione secondo cui “probabilmente per una svista collettiva, su quel fabbricato non è mai stato posto o previsto alcun tipo di vincolo, dunque il permesso a costruire rilasciato rappresenta un atto legittimo”.
Secondo Acerbo, si sarebbe davanti ad un preoccupante atteggiamento dei dirigenti del Comune di Pescara. “Effettivamente l’importanza storica dell’edificio abbattuto non è mai stata oggetto di particolare attenzione nel dibattito cittadino, ma da due anni l’impresa cerca di ottenere il permesso per la demo ricostruzione” rivela, infatti, Acerbo. “Possibile che, constatato che l’immobile non era sottoposto a vincolo, a istruttori e dirigenti non sia venuto in mente di richiedere ai sensi del Codice dei Beni Culturali l’intervento della Sovrintendenza? L’assessore Antonelli è stato informato della pratica in itinere? Se sì è corresponsabile, altrimenti proceda a sostituire i dirigenti”.
Dunque, stando a quanto affermato dal consigliere, il dubbio che quell’immobile del 1932 meritasse di essere vincolato non sarebbe sorto. Non solo. Dalle informazioni apprese da Acerbo sembra, inoltre, che l’attuale dirigente nominato dal sindaco, Luigi Albore Mascia, abbia detto allo stesso consigliere che, “in qualità di libero professionista ha fatto il calcolo del cemento per il nuovo progetto che comunque conserva i mattoncini rossi (sic)! Pare che due anni fa la precedente dirigente avesse fatto una circolare che in qualche maniera disincentivava la demo-ricostruzione, perché prevedeva di mantenere comunque la stessa sagoma e lo stesso volume. I dirigenti Pasqualini e Silveri poi hanno superato quella direttiva con una nuova che consentiva la “ristrutturazione innovativa”. La commissione edilizia esamina il progetto e dà parere favorevole: anche questi tecnici lottizzati evidentemente ignoravano l’architetto Florestano Di Fausto! A nessuno di loro viene in mente di approfondire il tema del valore storico-architettonico dell’edificio né di sfogliare il Codice dei Beni Culturali. Telefonando in giro per raccogliere informazioni, ho scoperto che tra gli architetti da tempo circolava la voce di questo nefasta demolizione, ma l’Ordine degli Architetti non dice nulla forse perché il vicepresidente è il progettista dell’intervento”.
Maurizio Acerbo, dunque, torna nuovamente sulla necessità per il Comune di Pescara di una variante di salvaguardia degli edifici storici e di pregio, perché nella sua opinione la lista contenuta nel PRG, frutto dello studio realizzato negli anni ’90, lascerebbe senza tutela troppi immobili che non dovrebbero essere abbattuti.
“Nel caso di questo edificio” precisa il consigliere “non c’era bisogno neanche del lungo procedimento che comporta l’approvazione di una variante. Per le caratteristiche di questo edificio sarebbe bastato pungolare con un po’ di determinazione la Sovrintendenza sulla base del Codice dei beni Culturali. Purtroppo a nessuno di coloro che hanno avuto tra le mani la pratica è venuto in mente”.