Chieti. “Il sindaco Di Primio esce dai ranghi e usa il nome della Città di Chieti per sostenere battaglie, a livello nazionale, contro il riconoscimento dei diritti civili di ogni essere umano. Questo fa, benché nessuno gliel’abbia chiesto”.
Si legge così in una nota dell’Arcigay di Chieti, che prosegue: “Nando Pagnoncelli, sin dallo scorso ottobre, con un articolo del Corriere della Sera facilmente rintracciabile in rete, ci informa che tre italiani su quattro sono favorevoli al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, ma il Sindaco evidentemente non ha ben compreso il concetto di democrazia e si ritiene rappresentante di una volontà maggioritaria che non esiste nel Paese e non esiste nella Città di Chieti. Davvero singolare. Non è tutto. Questo un passo della nota sentenza della Corte costituzionale (n.138/2010) sulle unioni civili: “L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”. Dunque il Sindaco si fa esponente di dottrine, forse pseudo religiose, iscrivendo, di forza e per sempre, il nome di Chieti negli annali della discriminazione omofoba ed incostituzionale”.
“Per gettare ulteriore benzina sul fuoco – conclude la nota – peraltro, con un atteggiamento istituzionale ancora una volta singolare, il Sindaco, con sua comunicazione di qualche giorno fa su carta intestata, tenta di confondere le idee e tira in ballo il concetto dell’utero in affitto, che non è assolutamente presente nel progetto Cirinnà e che, come sanno perfettamente ormai tutti, compreso il corpo elettorale di Di Primio, costituisce una pratica cui fanno ricorso in sostanza esclusivamente le coppie eterosessuali. Lo stesso Di Primio, che ci informa peraltro di essere prossimo al divorzio da sua moglie – del quale non siamo certo felici – conferma però un principio cardine del family day: l’incoerenza insanabile di tutte le prese di posizione ideologiche”.