Gissi. Il sit-in dei Comitati contrari all’elettrodotto Villanova-Gissi che si è appena svolto davanti alla sede della Regione Abruzzo vuole essere un atto di denuncia contro la Regione Abruzzo.
‘La Regione non ha preso una posizione chiara verso le comunità interessate riguardo all’opera e alle ormai note vicende della sua autorizzazione. Questa è avvenuta senza un percorso condiviso con i Comuni, ed è stata imposta dall’alto, oggetto di negoziato economico – attraverso le compensazioni – con i Sindaci che, cambiando l’iniziale posizione contraria all’opera – hanno firmato protocolli, che i rispettivi abitanti non hanno mai approvato.
Con i tavoli Terna-Regione dell’autunno 2014 e con la revoca della Determina Sorgi, la Regione aveva avviato, rispondendo alla necessità di confrontarsi sul tema, un confronto che pareva serio e attento all’esame delle molte criticità del progetto. In questo modo, la Regione aveva accompagnato i cittadini e i Comuni che hanno detto no a questa infrastruttura e ai suoi non valutati impatti sul territorio in un percorso che doveva portare a riesaminare doverosamente alcuni passaggi dello stesso iter autorizzativo: primo fra tutti la VAS mai giunta alla sua naturale conclusione.
Il passaggio decisivo di questo confronto è stato il Consiglio Regionale del 24 febbraio 2015 che aveva approvato all’unanimità in 22 punti, ognuno dei quali avrebbe potuto cambiare il destino dell’opera, la necessità di correttamente passare all’esame documenti, osservazioni e tutto il materiale per verificare gli spazi di una seria riflessione sul tracciato definito e sui modi dell’autorizzazione data, che lasciava aperte questioni tecniche quanto giuridiche assai controverse.
Nessuno dei punti è stato realizzato e l’unica cosa che è cambiata è il destino dei cittadini abruzzesi danneggiati direttamente. Questi cittadini si sentono indignati nei confronti della regione e dei ministeri. Molti sono stati denunciati e citati in giudizio per aver voluto difendere la nostra terra, la salute, il futuro, la vita dei loro figli’, si legge in una nota dei Comitati No Elettrodotto Villanova – Gissi.
‘Il silenzio in tutti questi mesi del Governatore D’Alfonso, accorso anche sui terreni dei privati durante le immissioni in possesso per recepire la richiesta e l’urgenza di azioni concrete in linea con la direzione già presa dalla Regione, ha svelato una politica del “doppio binario”, oggi più che mai evidente: una Regione che tendeva l’orecchio ai cittadini da un lato, ma poi si voltava e stringeva la mano a Terna, dall’altro.
I cittadini, infatti, non hanno mai visto il promesso lavoro della Direttrice Cristina Gerardis sulle criticità, giuridiche, tecniche e di realizzazione.
D’Alfonso ha evitato di dare risposte, anche quelle cui era tenuto dopo il secondo tavolo con Terna, chiuso e interrotto mentre si faceva luce su come questa infrastruttura di 70Km era stata decisa: qualche riunione di tecnici, il Direttore Sorgi che con due determine approva criteri localizzativi (diversi e molto più permissivi rispetto a quelli della vicina Regione Marche) e un intero tracciato, e mai alcun atto di formale e collegiale convalida della Giunta o del Consiglio regionale, a valle di un democratico e trasparente confronto con i Sindaci’, insistono nella nota.
‘I cittadini non hanno visto nemmeno la volontà della Regione di chiedere la sospensione dei lavori, quando le verifiche sulle ottemperanze hanno fatto emergere difformità, carenze della progettazione esecutiva e altre che sono da subito apparse come irregolarità nella costruzione dell’elettrodotto.
Se la VIA è stata data sulla base di condizioni, e organi regionali come il Servizio Difesa del suolo hanno accertato che queste condizioni non sono state rispettate prima dell’inizio dei lavori, i cittadini chiedono che sia applicato quanto previsto nel decreto che ha autorizzato l’opera: l’inefficacia dell’autorizzazione stessa, perché le prescrizioni previste nella VIA o le condizioni di atti come il Parere dell’Autorità di Bacino sono state disattese.
La Regione tace così su fatti gravissimi denunciati da Comuni come Lanciano, tace e ha taciuto su fatti gravi come l’ordinanza di sospensione disposta dal Comune di Paglieta, tace sui continui solleciti a verificare impatti e conseguenze negative di un percorso fatto guardando all’esclusivo interesse di una società, e infine continua a tacere oggi che l’opera è quasi conclusa, senza che sia nemmeno chiaro agli stessi abitanti se la dichiarata entrata in esercizio sia vera, continuando ancora i lavori nell’ultimo tratto da Paglieta a Casalanguida ed essendo impegnate le maestranze sui cavi stessi’, rilevano i Comitati.
Oggi in questo sit-in i cittadini chiedono per l’ennesima volta un impegno concreto e in tempi brevi da parte della Regione Abruzzo e in particolare:
1) Va emesso provvedimento formale di inottemperanza delle prescrizioni già verificate con esito negativo dal servizio Difesa del Suolo a maggio e a settembre, visto che le indagini che non soddisfacevano i requisiti richiesti erano da ritenersi preliminari all’inizio dei lavori;
2) Va emesso provvedimento formale di Giunta che prenda atto del contenuto dell’esito, già negativo, di tali provvedimenti;
3) Gli Organi regionali competenti, Arta, Servizio Difesa del Suolo, Autorità di Bacino sottopongano ad un serio e attento esame gli esposti dei cittadini, quelli dei Comuni, del Corpo Forestale e tutte le segnalazioni che fin dalla ripresa dei lavori, a partire da maggio 2015, hanno evidenziato modifiche del progetto originario e difformità, alla luce delle quali era già durante il tavolo in regione emersa la necessità di una nuova VIA;
4) La Regione giustifichi con argomenti validi la necessità attuale e concreta dell’opera, che è stata giudicata strategica anche in quanto funzionale alla centrale turbogas di Gissi, alla luce dell’attuale crisi delle centrali di produzione, autorizzate con l’illusione del gas che doveva essere l’oro dell’energia in eterno, e che adesso sono costrette a chiudere. Ciò a dimostrazione che forse l’opera è proprio un favore di Stato per salvare una centrale oggi passata da A2A a Sorgenia, e che avrebbe seguito il destino delle altre 40 in via di chiusura.
5) La Regione chieda la sospensione dell’esercizio e torni a confrontarsi con i cittadini e i Comuni che democraticamente si sono opposti all’opera.
6) Se l’entrata in esercizio è stata effettivamente avviata, la Regione trasmetta ai Comuni la comunicazione che, ai sensi del Decreto, i Ministeri autorizzanti devono avere a riguardo, giacchè la nota della Società Terna inviata ai Comuni non spiega che i lavori (tesatura, montaggio armamenti e morsetteria, isolanti, spirali per l’avifauna, ecc.) possano proseguire in costanza della tensione sulla linea.
7) La Regione, attraverso gli enti interpellati, risponda alle richieste dei cittadini, visto che i molti esposti e segnalazioni ad oggi non hanno avuto riscontro, mentre i Comuni hanno confermato proprio le difformità e le segnalazioni di riscontrati abusi nella realizzazione dell’elettrodotto.
È necessario riprendere dalla partecipazione e dal confronto la lotta alle devastazioni ambientali e convocare in Regione un incontro, con tutte le realtà e associazioni impegnate contro i saccheggi e gli impatti indebiti sul territorio, riportando anche la discussione sulla strategia energetica regionale.