Orsogna. “Sabato mattina, in qualità di autorità sanitaria, andrò insieme ai medici di medicina generale del paese ad aprire le porte del Distretto sanitario di Orsogna e prenderò possesso di quei locali. Faremo noi gli “Studi aperti”, visto che la Asl ha deciso di non istituire questo servizio a Orsogna, pochi giorni dopo averci comunicato che nel nostro Distretto non si faranno più le vaccinazioni”: è quanto annuncia il sindaco di Orsogna (Chieti), Fabrizio Montepara, chiarendo che, se la Asl non tornerà indietro, rinuncerà al ruolo di “autorità sanitaria” tutte le volte che le istituzioni gli chiederanno di farsene carico.
“Sarebbe questa la medicina del territorio – chiede Montepara -? In realtà l’Azienda sanitaria locale e l’Assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, stanno smontando pezzo per pezzo l’assistenza sanitaria a Orsogna e nei paesi vicini. Preparano le condizioni per la chiusura di quella che ora chiamano “sede erogativa” del Distretto sanitario, anzi del Nod, Nucleo operativo distrettuale. Giri di valzer, anche verbali, per tentare di nascondere una continua e palese sottrazione di servizi”.
“Il direttore generale della Asl, Pasquale Flacco, mi ha inviato una lettera nella quale annuncia che nel Distretto di Orsogna non si faranno più le vaccinazioni – rivela il sindaco -, costringendo le persone più deboli, gli anziani soprattutto, a recarsi a Guardiagrele o a Ortona. Non basta, la Asl avvierà nel prossimo fine settimana il servizio “Studi aperti”: i medici di medicina generale la mattina del sabato saranno nei distretti a disposizione degli assistiti. Ma scopriamo che a Orsogna le porte del Distretto sanitario resteranno chiuse, nonostante i medici di famiglia del paese abbiano dato la disponibilità a svolgere il servizio. Anche in questo caso chi ha bisogno di aiuto dovrà recarsi a Guardiagrele o a Ortona».
«Invece di portare la medicina verso il territorio, come dice un giorno sì e l’altro pure l’assessore Silvio Paolucci, stiamo continuando ad accentrare tutto sempre e solo nei soliti posti – insiste Montepara -. Si chiude in periferia e si apre al centro. Io a questo gioco non partecipo e, nel mio ruolo di autorità sanitaria, chiedo di essere coinvolto nelle decisioni sull’organizzazione dei servizi. Altrimenti ci metto un attimo a rinunciare a competenze assolutamente inutili per il benessere della mia comunità”.