Chieti. Il prossimo 1 dicembre la commissione regionale Valutazione di Impatto Ambientale deciderà sulla procedura del metanodotto Larino – Chieti, progetto proposto dalla Società Gasdotti Italia (che in realtà è una società di proprietà di un fondo di investimenti inglese, EISER Global Infrastructure Fund).
Il gasdotto avrebbe una lunghezza di 110 km e un diametro di 60 cm. Solo per la sua posa è prevista l’apertura di un cantiere largo decine di metri che attraverserebbe le colline della Provincia di Campobasso, della provincia di Chieti e di quella di Pescara.
Il tracciato interessa 26 comuni.
In Abruzzo: Cupello, Furci, Monteodorisio, Scerni, Pollutri, Casalbordino, Paglieta, Lanciano, Castel Frentano, Orsogna, Poggiofiorito, Filetto, Casacanditella, Bucchianico, Casalincontrada, Chieti, Cepagatti, Rosciano, Pianella.
In Molise: Larino, Guglionesi, Montecilfone, Palata, Montenero di Bisaccia, Tavenna, Mafalda.
‘L’opera dovrebbe attraversare ben 8 Siti Natura2000 (7 Siti di Interesse Comunitario e 1 Zona di protezione Speciale), aree, almeno sulla carta, tutelate dall’Unione Europea.
Per stessa ammissione del proponente il progetto si inserisce nella strategia che noi chiamiamo di deriva petrolifera dell’Italia. Vuole infatti connettere le aree in cui dovrebbero essere perforati i futuri pozzi e realizzati gli stoccaggi gas. Tutto per far diventare l’Italia una piattaforma logistica nel Mediterraneo per il metano da inviare in Nord Europa (il cosiddetto “hub del gas”) senza considerare la fragilità e la vulnerabilità di un territorio densamente abitato, con un patrimonio ambientale, agricolo e culturale enorme, dall’elevato rischio sismico e idro-geologico’, si legge in una nota del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua.
‘Basta leggere il piano di sviluppo di Gasdotti Italia 2015-2024 per rendersi conto degli obiettivi di questi progetti (http://www.gasdottitalia.it/it/content/piano-di-sviluppo-decennale-sgi).
I rischi, gli impatti ambientali e i problemi, come le pesanti servitù di passaggio e gli espropri, graveranno sui cittadini abruzzesi e molisani, senza alcun beneficio per la loro vita quotidiana. Tra l’altro negli ultimi 15 anni il consumo di gas in Italia è diminuito del 30% e le infrastrutture esistenti bastano ed avanzano per garantire i servizi agli abitanti.
In realtà sarebbe il caso di puntare sulla manutenzione della rete di gasdotti esistente visto che dall’inizio del 2015 in Italia vi sono stati ben tre incidenti, tra cui quello molto grave di Mutignano proprio in Abruzzo.
Senza gasdotti, stoccaggi (l’Abruzzo è interessato dal progetto di S. Martino sulla Marrucina e da quello di S. Benedetto del Tronto, entrambi citati nel piano di sviluppo di Gasdotti Italia, oltre che dai due stoccaggi esistenti di Cellino e Fiume Treste; il Molise dal nuovo progetto di stoccaggio Sinarca) e oleodotti la perforazione di nuovi pozzi di idrocarburi che lo Sblocca Italia vuole rilanciare non avrebbe senso. La Regione Abruzzo cosa farà?’, ci si chiede in conclusione.