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CTP L’Aquila Centro evidenzia la problematica della residenzialità nel centro storico

L’Aquila. Il Consiglio territoriale di L’Aquila Centro, ha deliberato, nella seduta del 20 novembre, un Odg a firma della Presidente, Fabiana Costanzi. Si tratta di portare all’attenzione dell’amministrazione una problematica inerente la residenzialità che riguarda soprattutto quei luoghi dove è ancora alto il numero di abitazioni inagibili: i centri storici.

‘A quasi 7 anni dal sisma, infatti, emergono problematiche che non hanno ricoperto carattere di urgenza immediata ma che, oggi, stanno determinando anche situazioni incresciose di anagrafe cittadina, monitoraggio dei residenti, statistiche di esodo o, al contrario, accrescimento della popolazione residente, necessari anche per le future programmazioni.

I nuclei familiari nei centri storici – con particolare riguardo a quelli composti da una sola persona – si sono spesso modificati, in questi anni, a causa di matrimoni, convivenze, separazioni, divorzi, ritorno di figli con residenze di studio fuori città ecc.
A questi cambiamenti “de facto” non corrisponde la possibilità legale di fotografare la situazione reale a causa dell’indisponibilità dell’immobile di residenza in quanto inagibile e dunque ‘congelato anagraficamente’ al 6 aprile 2009′, si legge in una nota del CTP L’Aquila Centro.

Per esempio, in caso di nuove convivenze e matrimoni, si dovrebbe procedere o a creare nuclei familiari separati in residenze diverse (con tutte le difficoltà che comporta) o all’abbandono della residenza nei centri storici da parte di chi ci abitava ante sisma con il conseguente, ulteriore, svuotamento degli stessi per costituire un unico, nuovo, nucleo familiare.

In caso uno dei due richiedenti fosse, ad esempio, residente fuori città, i problemi connessi alla prima soluzione sono evidenti e vanno dalla difficoltà per l’accesso ai servizi comunali, all’impossibilità di iscriversi nell’albo delle coppie di fatto. E con l’ulteriore problema dell’irrintracciabilità delle nuove domiciliazioni (poiché, se escludiamo i domiciliati in C.A.S.E. e Map, non esiste alcun obbligo di comunicazione al Comune in tal senso), si profilerebbe persino una sballata programmazione territoriale con la previsione di maggiori servizi in luoghi poi soggetti a svuotamenti fisiologici con la ricostruzione dei centri storici.

È del tutto evidente che il normale regolamento anagrafico non consente soluzioni in grado di rispondere a questi problemi, ma è altrettanto evidente che, in un regime ordinario, non sarebbe stato possibile nemmeno far conservare la residenza in case inagibili ai legittimi proprietari. Per permettere questo si rese necessaria una delibera prefettizia che permise di mantenere i livelli abitativi nei centri storici in attesa del definitivo ritorno nelle abitazioni temporaneamente inagibili’, si afferma in conclusione.