Chieti. “Sull’abbattimento delle barriere architettoniche è arrivato il momento che il Comune prenda consapevolezza delle necessità della comunità e attui opportuni piani per l’eliminazione di tutti quegli ostacoli che non permettono un godimento “normale” delle cose comuni soprattutto per coloro che soffrono di un disagio fisico”.
Così in una nota il capogruppo di Giustizia Sociale in Consiglio Comunale a Chieti, Bruno Di Paolo, che aggiunge: “Nonostante molti, a parole o con scritte sulle magliette, abbiano proclamato a gran voce una visione futuristica della nostra città di alto livello, rimane evidente, attraverso le inefficienze degli addetti, che, per quanto riguarda la normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, siamo rimasti fermi agli anni ’60. L’arretratezza della nostra città si manifesta palesemente con l’incapacità dell’Amministrazione Comunale di elevare le condizioni di vivibilità dei cittadini disabili attraverso l’adeguamento delle strutture per dare valore morale e applicazione concreta, quindi, a quanto riportato nella “Carta di Barcellona”, redatta nel 1995 in occasione del Congresso Europeo “la Città e le persone disabili”, dove viene sostenuto che l’handicap è un concetto dinamico risultante dall’interazione tra capacità individuali e le condizioni ambientali nelle quali tali capacità si manifestano, e, di conseguenza, si deduce che l’handicap è tale in funzione delle condizioni di limitazione fisica che l’ambiente impone. .Basta girare una qualsiasi via della città e notare che la segnaletica orizzontale e verticale, i marciapiedi e le aree di sosta temporanee dedicate, sono scarsamente impiegati, sbiaditi e talvolta sovrapposti o per nulla eseguiti. Un esempio di quello di cui si parla, rispecchiandolo a tutta la città, lo si può tranquillamente vedere passando da Piazza Matteotti (dove strisce pedonali si sovrappongono a triangoli del dare precedenza ormai sbiaditi) e continuando per via Arniense, Via Padre A. Valignani, arrivando sino alle porte del Piazzale di Sant’Anna e tornando indietro per Via Ferdinando Ferri – G. D’Aragona, dove comuni marciapiedi si interpongono a brevi “scivoli” talvolta con denti di alcuni centimetri. La difficoltà materiale nel passare da una parte e l’altra dei marciapiedi, con l’intenzione di volersi fare una passeggiata per la città, è tangibile e talvolta disarmante. Non vi sono precisi ed evidenti tracciati, sono carenti o quasi inesistenti gli attraversamenti a raso o segnali luminosi specifici, del tipo impianti semaforici, che portino al normale utilizzo delle strade anche da parte dei portatori di handicap.
Grave è lo stato del marciapiede dinanzi all’Istituto D’arte N. Da Guardiagrele, sito in Via G. D’Aragona al civico 19, che non offre opportunità ad un disabile o suo accompagnatore di una tranquilla accessibilità all’Istituto al contrario dell’Istituto Tecnico Industriale Luigi di Savoia che, a pochi metri di distanza, vede da tempo un marciapiede con una discesa quasi a raso direttamente in linea delle strisce pedonali e dei paletti che ne vietano nella parte opposta il parcheggio a qualsiasi tipo di mezzo. E sono sempre di più i cittadini di Chieti, e tra loro anche tanti giovani che lo scrivono sui social, che vorrebbero una città più vivibile, culturalmente liberata da ogni pregiudizio e soprattutto accessibile per i portatori di handicap. Appare utile ricordare al Sindaco Di Primio che esistono da tempo leggi e direttive che impegnano fortemente le Amministrazioni Comunali all’adempimento dei doveri istituzionali inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, tra i quali spicca, per rilevanza sociale, l’abbattimento delle barriere architettoniche che, però, manco a dirlo, vede il Comune di Chieti in forte ritardo per non dire “inadempiente”. I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche, infatti, dovevano essere già adottati, fin dal febbraio 1987, dagli Enti centrali e locali in base alle rispettive competenze sull’edificio o sullo spazio pubblico da adeguare, pena, per i piani di pertinenza dei Comuni e Province, la nomina di un Commissario ad hoc da parte della Regione”.
“Una “negligenza istituzionale” da parte dell’amministrazione comunale di Chieti – conclude Di Paolo – che risalta ancor più in considerazione del fatto che sono tanti i comuni italiani che in questi anni si sono dotati di un Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (Peba) e, tra questi, i vicini comuni di Pescara e Montesilvano. Per questo ho presentato una mozione, che chiederò di discutere alla prima data utile, volta a impegnare l’Amministrazione Comunale a redigere il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (Peba) della Città di Chieti con la massima urgenza e, comunque, entro e non oltre il 30 giugno 2016, nonché a disporre il termine per l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche entro 3 (tre) anni dalla predisposizione del Peba”.