Chiara la posizione sul leggittimo impedimento, “anticostituzionale e lesivo della credibilità delle istituzioni poiché se ne conprometterebbe la trasparenza”, e sulla privatizzazione dell’acqua, “un processo che condurrà inevitabilmente all’aumento delle tariffe, soggiogati da aziende private che si arricchiranno togliendo allo Stato la possibilità di garantire ai cittadini un bene di assoluta importanza vitale”.
Ma è sulla possibile istallazione di centrali nucleari nel territorio abruzzese che Di Pietro viene letteralmente assalito dalle domande: “quel che è certo è che sono state individuate due zone per l’edificazione di centrali in ogni regione, una nel chietino e l’altra nel teramano (Val Vibrata nello specifico). Ma il luogo non conta. Una centrale nucleare posta sul territorio significa esporlo tutto ad un pericolo costante, sia per la possibilità di incidenti sia per lo smaltimento delle scorie”. E poi chiude, sottolineando come, a conti fatti, questa forma di produzione d’energia non risolverà il problema dell’autonomia energetica dell’Italia: “quattro centrali producono energia al di sotto dell’ 8% del fabbisogno, dunque non ci sarà autonomia e verranno di conseguenza compromesse le fonti di energia rinnovabili”.
Immediata la smentita di Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo, che annuncia a gran voce: “Nessuna centrale nucleare sarà costruita in Abruzzo”. Secondo il governatore, si tratterebbe, infatti, di voci prive di fondamento, che egli tiene a smentire categoricamente.
Ma è un fiume in piena, Di Pietro, che non si sottrae, nonostante i successivi impegni, alle domande che giungono a conferenza ormai terminata. C’è tempo per un ulteriore attacco diretto al Presidente del Consiglio: “il suo è un tentativo di sottrarsi alla legge; la sospensione del processo Mills e Mediaset sono i primi effetti di questa legge ad personam”.
Francesco Liberatore