Chieti. “Siamo assolutamente favorevoli al processo di fusione avviato dalle Camere di Commercio di Chieti e Pescara e l’auspichiamo anche per le altre province di Teramo e L’Aquila. In un periodo di piena spending review e di necessario riordino istituzionale è giusto guardare avanti e superare storiche divisioni geografiche. Tutto questo deve però sostanziare riduzione dei centri decisionali, snellimento e velocizzazione burocratica, aumento dell’efficienza organizzativa, risparmi finanziari da rispalmare nel territorio in termini di servizi reali alle imprese ed ai cittadini utenti”.
Cosi ha dichiarato il presidente della Copagri Abruzzo Camillo D’Amico in merito all’annuncio della positiva delibera adottata ieri dalla nuova giunta della Camera di Commercio di Chieti circa la conferma dell’avviata fusione con quella di Pescara.
“Dopo la fusione fatta da Confindustria – ha proseguito D’Amico – oggi abbiamo quella della Camera di Commercio. L’auspicio e l’augurio è che tutto questo sia solo l’inizio di un più ampio processo che coinvolga altri Enti, Istituzioni ed associazioni di rappresentanza sociale ed economica. Per la parte che ci compete ci apprestiamo ad avviare un grande processo riorganizzativo interno che favorisca la valorizzazione tecnica con ampie sinergie organizzative assumendo, a livello regionale, la sintesi dello sviluppo e della rappresentanza politica. Il rammarico è che quando, sotto l’egida del governo presieduto da Mario Monti, fu tentato l’avvio di un processo istituzionale che partiva dalle province ci fu una levata di scudi che fece cadere quell’iniziativa. L’errore di calcolo ha poi prodotto la permanenza di quest’Ente la cui natura oggi appare astratta ai più con la penalizzazione di aver tolto ai cittadini il diritto democratico di scegliere i propri amministratori. Talvolta, i processi di riordino e riorganizzazione, è meglio governarli che subirli”
Così sull’argomento il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo: “In merito alla fusione delle due Camere di commercio di Chieti e Pescara bisogna evidenziare che la vicenda appare tragicomica con la complicità di candidati aspiranti sindaci, che pur di cercare visibilità in un momento di “par condicio” elettorale, sono pronti a cavalcare una posizione sui ruoli dei due capoluoghi di provincia proprio riguardo all’accorpamento. Forse proprio perché in difficoltà di consensi elettorali si monta un caso inesistente rispetto al quale Luigi Febo cerca di ergersi a salvatore della patria. Infatti Febo, con un atteggiamento di donchisciottiana memoria fa passare la sua presunta dichiarazione di “guerra”, con una missiva inviata agli altri candidati sindaco per chiedere il loro appoggio, in un clima da “volemose tutti bene, tanto già si sapeva che era così” e strette di mano, eludendo però che la suddivisione dei ruoli delle due camere di commercio di Chieti e Pescara era già stata scritta da tempo, nero su bianco. Infatti il tutto si è risolto quando facendosi fotografare in molteplice stretta di mano sembra volesse far apparire il suo intervento come risolutivo e determinante. Niente di più falso. Infatti la delibera che è stata sottoposta la nuovo esecutivo camerale già conteneva la suddivisione dei ruoli giudiziali con la sede legale ed operativa a Chieti, dove oltretutto la Camera di Commercio di Chieti ha, sicuramente, una più solida consistenza in tutti i termini.
Ma il candidato del centrosinistra, forse in affanno elettorale, parla del nulla pur di strappare una foto di rilievo sui giornali, la quale credo non rispetti le norme sulla “par condicio” in base a quanto regolamentato dalle attuali norme in vigore”.
“Pienamente d’accordo sull’atteggiamento di Umberto Di Primio – conclude Febbo – che, in primis, in qualità di attuale Sindaco si è attivato, nei tempi dovuti, ufficiosamente ed ufficialmente con una sua missiva per chiedere il riconoscimento della sede camerale teatina come punto di riferimento per l’intera operazione di accorpamento e poi come candidato a scegliere per correttezza di non partecipare a quella stucchevole quanto inutile messa in scena del nulla”.