Pescara. Si complicano, per il Comune in pre-dissesto, le modalità di ripianamento del pesante buco in bilancio. Il debito potenziale sale a 50 milioni, la legge consente una copertura in 10 anni ma la Giunta Alessandrini spera di salire a 28 con una “interpretazione estensiva delle norme”.
L’unica buona notizia, nell’ultimo capitolo dello stato di pre-dissesto, è quella proveniente dal Ministero dell’Interno: il fondo di rotazione concesso al Comune di Pescara per coprire i debiti in cassa è di 33,4 milioni (su un massimo di 35). “Uno spazio finanziario di 6,6 milioni per avere più margini operativi”, traduce il sindaco Alessandrini. Di contro, però, la Giunta oggi si trova ad approvare una delibera che sancisce che il debito causato da anni di squilibrio finanziario è salito dai 35 milioni, previsto quando si è deciso di dichiarare il pre-dissesto, ai 41,8 milioni dichiarati dal rendiconto 2014. E potenzialmente si arriva a 50,2 milioni se si mettono in conto anche i crediti che potrebbero non essere mai riscossi, di cui 7 milioni dipendono dall’eventuale fallimento dell’Aca (l’udienza in tribunale sul concordato preventivo è fissata al 28 aprile). A dirlo è stato stamani il dirigente del dipartimento amministrativo Guido Dezio, colui che ha guidato i lavori per redigere il piano di riequilibrio del Comune.
Un documento di 85 pagine che, proprio ieri, il Collegio dei revisori dei Conti ha dichiarato approvabile solo se venisse rispettata una condizione dirimente: il Comune deve restituire quanto anticipato dal fondo rotativo e ripagare il suo debito in dieci anni, anziché i 28 previsti dal piano di riequilibrio presentato e che da domani approderà in consiglio comunale per essere approvato, per legge, non oltre il 28 marzo. Il termine decennale è stabilito dalle norme sugli enti locali, “e il Collegio dei Revisori ha ragione”, ammette Dezio, “ma il Comune può sperare in una interpretazione estensiva della legge”. Ovvero, consultati gli uffici legali del Municipio, Dezio vuole avvalersi di un decreto che Ministero delle Finanze e Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbero approvare a breve e che offrirebbe, con una sperimentazione, ai Comuni nelle stesse condizioni di pre-dissesto di Pescara di spalmare il debito fino al 2042.
La differenza tra i due punti non è poca cosa. Il pre-dissesto impone già a Pescara una spending review di 11 milioni nei primi 3 anni, pianificata con il blocco di ogni ulteriore spesa per i servizi alla città; inoltre, per tutto il periodo di rientro le imposte vedranno le aliquote al massimo. Per cui i pescaresi potrebbero avere tasse altissime per 28 anni, ma il Comune avrebbe una rata annuale da 1,7 milioni anziché da 5. “Se dobbiamo coprire il debito in 10 anni, vorrà dire che nei per i prossimi 3 anni, invece di 10, dovremo tagliare alla spesa corrente 20 milioni: sarebbe una tragedia”, avverte Dezio, “così dovremo tagliare anche i servizi sociali. Sarebbe il fallimento del Comune, e se così deve essere allora vogliamo che ce lo dica la Corte dei Conti, l’unico organo deputato”.
Per questo, Alessandrini e l’assessore al Bilancio Sammassimo intendono presentare domani in Aula il piano comprendente le controdeduzioni al parere del Collegio dei Revisori dei Conti: “La legge consente al Consiglio di approvarlo, la responsabilità delle controdeduzioni me la prendo io”, garantisce ancora Guido Dezio. Si dovrà poi vedere se la Corte (entro 30 giorni dall’approvazione del consiglio comunale) smentirà il Collegio, se il decreto interministeriale sarà approvato e se i creditori, scampato il fallimento dell’Aca, rimetteranno in cassa i crediti. “In tal caso”, dettaglia Dezio, “apriremo una fase di concordato con il ministero per giungere a un accordo definitivo”. “Così ridaremo respiro all’economia cittadina”, aggiunge l’assessore Sammassimo, “entro il 2016 pagheremo tutti i debiti con i fornitori (circa 25 milioni di euro), salderemo tutti i debiti fuori bilancio e cederemo liquidità alla città”. “Avverrà qualcosa mai accaduto nella storia del Comune”, rincara il sindaco Alessandrini, “pagheremo i fornitori entro 60 giorni dalla fatturazione”.
Nel frattempo, però, si dovrà sperare che i contenziosi legali intavolati dal Comune verranno vinti: in ballo c’è un ulteriore spesa potenziale di 25 milioni di euro. Tutto in bilico, insomma: il fantasma del fallimento continua a rimbalzare tra le stanze del municipio e da domani comincia il confronto in Consiglio, con le opposizioni già pronte alla battaglia in aula.