Pineto. “Ora basta, quello che sta succedendo a Pineto non è più tollerabile, rischiamo di diventare la città zimbello della costa abruzzese”. Così i consiglieri del Movimento 5 Stelle Pineto, Filippo Da Fiume e Silvia Mazzocchetti.
“Dalla ‘non gestione’ delle spiagge libere al comico ripascimento dell’arenile a nord del Calvano (già spazzato via dalla mareggiata di ieri, come abbiamo personalmente constatato questa mattina), dall’assoluto immobilismo e assenza di qualsiasi iniziativa sul tema turismo ai tempi del Covid19, fino ad arrivare alla farsa dell’affaire mercato cittadino, culminato questa mattina con gli ambulanti che hanno deciso di non montare le proprie bancarelle nella nuova ubicazione decisa dall’amministrazione Verrocchio, nel parcheggio di via Roma”.
E proprio su questo argomento, il M5s si ferma e fa un passo indietro. “Bisogna tornare indietro di una decina di anni, allorquando l’amministrazione di centro sinistra Monticelli, rimasta con un solo voto di maggioranza in consiglio comunale, accettò il ‘velato ricatto’ di uno dei consiglieri comunali di maggioranza, en passant anche storico venditore ambulante di Pineto, ‘minacciando’ di togliere la fiducia alla giunta Monticelli se non fosse stata accolta la sua richiesta di spostare il mercato comunale da Viale Filiani, dove era stato da sempre dislocato, al centro del paese, finendo per diventare uno degli argomenti più divisivi della nostra cittadina. La scelta di spostare temporaneamente il mercato, per motivi di sicurezza sanitaria legati alla pandemia potrebbe anche essere condivisibile, ma evidentemente all’amministrazione Verrocchio è mancata la capacità di confronto e mediazione con gli ambulanti, per non parlare del fatto che l’accesso, attraverso un piccolo sottopasso largo due metri, aperto in entrambe le direzioni di marcia ai veicoli e ai pedoni, non ci pare certamente quella più consona a salvaguardare i criteri di sicurezza sbandierati dal sindaco Verrocchio”.
E ancora: “Gli ambulanti avrebbero anche potuto evitare di portare alle estreme conseguenze la loro protesta, rifiutandosi di aprire le loro bancarelle, come poi hanno effettivamente fatto; a nostro avviso pur tra le mille difficoltà che riconosciamo loro, avrebbero comunque, specialmente in questa difficile transizione economica, dovuto aprire e poi eventualmente, nel caso avessero avuto un evidente calo delle vendite, chiedere con forza altre soluzioni”.
“Chi è causa del suo male pianga se stesso”, concludono Da Fiume e Mazzocchetti.