Mosciano, il PD della Val Tordino contro l’impianto di biogas

Mosciano. ISegretari di Circolo del Partito Democratico e amministratori dei Comuni di Mosciano Sant’Angelo, Bellante, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Notaresco, Morro d’Oro, Cellino Attanasio e Castellalto, hanno espresso la loro contrarietà in merito al progetto per la realizzazione di un impianto di biodigestione e produzione di biometano dalla frazione umida dei rifiuti solidi urbani, valutando opportunità e metodo “rispetto a quanto prospettato, soprattutto in virtù della centralità che la Val Tordino assume nell’assetto del territorio provinciale”.

“Il tema della costruzione – scrivono in una nota congiunta – di un impianto per la biodigestione di rifiuti organici, da realizzarsi esclusivamente su iniziativa privata da parte della società CTIP BLU srl con sede a Milano, è stato portato all’attenzione della cittadinanza solo grazie a due incontri pubblici promossi dal Comune di Mosciano Sant’Angelo con i residenti delle zone limitrofe. Tale necessità è scaturita dalla sensibilità dell’Amministrazione a seguito della presentazione in Regione presso il Comitato VIA (Valutazione Impatto Ambientale) del progetto esecutivo. Il Comune di Mosciano ha riunito, quindi, le Commissioni Consiliari Ambiente e Urbanistica con l’apporto di personale tecnico, volto a relazionare e porre all’attenzione dei consiglieri ogni loro valutazione. Sarebbe stato opportuno, invece, che la società proponente avesse svolto un’azione di corretta conoscenza e divulgazione di quanto si aveva intenzione di realizzare, coinvolgendo attivamente e proficuamente la cittadinanza, le associazioni e tutti i portatori di interesse. Farlo solo ora, a progetto presentato, ed a pochi giorni dal termine per la presentazione delle osservazioni, è tardivo ed inutile. I processi di partecipazione in tali contesti sono fondamentali per costruire consapevolezza e fornire strumenti conoscitivi, anche al fine di evitare che i cittadini si sentano giustamente chiamati in causa solo a decisioni prese ed a conti fatti! In aggiunta, sarebbe stato utile anche che la proponente si fosse presentata, con azioni ed iniziative pubbliche, soprattutto qualificandosi, per far capire eventuali esperienze dirette nella gestione dei rifiuti oltre alla natura di tale investimento. L’esistenza e la conoscenza di un piano industriale per un investimento simile è condizione necessaria per avere garanzie di sostenibilità dell’impianto, non trattandosi di un investimento proposto da un operatore di primaria importanza e conoscibilità nel settore del trattamento rifiuti, ma da una neocostituita società a responsabilità limitata con 10.000,00 euro di capitale sociale”.

Per i democratici della Val Tordino “sotto l’aspetto territoriale è innegabile che l’insediamento di un biodigestore di 48.000 t/anno comporti un depauperamento del valore delle aree e dei manufatti limitrofi, oltre al fatto che costituirebbe fattore premiante qualora ci siano altre richieste in futuro per la collocazione di impianti di trattamento rifiuti nelle vicinanze. Si ravvisa che, in diversi contesti locali della penisola, simili impianti abbiano collocazioni in ambiti territoriali differenti da quello in oggetto, sia per dell’ambiente che per le ovvie valutazioni d’impatto urbanistico. L”armatura urbana’ della Val Tordino, soprattutto in virtù della forte attrattività e delle dinamiche future per uno sviluppo più consapevole e qualificante, deve iniziare a ragionare come area vasta ed omogenea con interessi coincidenti e complementari tra i vari Comuni, trainata dall’hub infrastrutturale di Mosciano Stazione votato alla produzione intensiva, alla logistica e al direzionale. Localizzarvi, quindi, un biodigestore, richiederebbe un importante sacrificio in termini di opportunità future, rischi ambientali e nessuna ricaduta occupazionale importante sul territorio, non creando, pertanto, alcun valore aggiunto o vantaggi concreti per la cittadinanza in termini quantificabili. Sotto l’aspetto ambientale, inoltre, tra i tanti aspetti tecnico-scientifici degni di riflessioni puntuali, e demandati alle opportune sedi e/o procedure, una riflessione interessa tutto il territorio vallivo, ossia la gestione e lo smaltimento degli ‘scarti produttivi’ quali sovvalli, sottovagli, fanghi e, soprattutto, delle acque azotate di processo. Per quest’ultime, la società propone un utilizzo agricolo non consono ad un’estesa irrigazione fogliare come quella richiesta dalle colture della nostra vallata, oltre al potenziale rischio biologico ed ambientale con l’immissione per 12 mesi l’anno nel Tordino qualora non fossero immesse nella rete irrigua del Consorzio di Bonifica Nord. È fondamentale approfondire e usare la massima precauzione, tutelando ogni aspetto che investe l’aspetto ambientale del fiume Tordino, prestando particolare attenzione ai risvolti sia della fauna e flora fluviale che di quella ittica alla foce”.

“Non si capisce – aggiungono – pertanto, qualora si dovesse assentire l’intervento, come si possa ritenere l’insediamento un bene per la collettività, invocando un presunto vantaggio sia per il pubblico che per il privato, senza una dimostrazione concreta dei benefici economico-sociali tali da risarcire i costi sociali (mai monetizzati con una adeguata analisi costi-benefici) derivanti da un peggioramento ambientale e territoriale. Peggioramento e relativi effetti, oltretutto, non circoscrivibili nel limitato ambito in cui si andrebbe a localizzare l’intervento, ma interessanti l’intero tratto finale della vallata fluviale del Tordino, penalizzando altre vocazioni territoriali importanti e vitali come il turismo costiero per cui il territorio di Mosciano è la porta di accesso.  Infine, la pianificazione dell’impiantistica sui rifiuti e le altre richieste già presenti e autorizzate in Provincia di Teramo, rendono inequivocabile il fatto che l’impianto in questione troverebbe materia prima a sufficienza per il proprio esercizio solo con flussi provenienti anche da fuori Provincia e/o Regione. L’intera vallata è un territorio che ha dato ampiamente in termini ambientali e sacrificato sue aree per il trattamento dei rifiuti a vantaggio di tutta la Regione: oggi non ha l’assoluta necessità di un insediamento simile, soprattutto, in con un orientamento politico volto sempre più al compostaggio domestico o di prossimità. La Regione Abruzzo ha un deficit impiantistico pubblico nella gestione dei rifiuti, soprattutto in termini di impianti innovativi (quelli esistenti sono per lo più obsoleti) per il recupero di materia. Un ulteriore insediamento privato in Provincia di Teramo vorrebbe dire, in prospettiva, la mancanza di investimenti pubblici considerevoli nel settore impiantistico sull’ambito territoriale, con un’ulteriore virata verso una gestione sempre più privatistica della risorsa rifiuti”.

Il PD ribadisce che la propria posizione “pertanto, non può essere declassata semplicemente come contraria verso il recupero e la riqualificazione energetica dei rifiuti, ma ha l’obiettivo più alto di ribadire un concetto fondamentale: è importante garantire un corretto ciclo integrato dei rifiuti, ma non sono questi i modi! Non possono essere programmati e proposti interventi su un territorio senza rispettare lo stesso e le popolazioni locali”.

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