“Servirà un sindaco a tempo pieno, che rinunci alla famiglia e che sappia amministrare”. Queste le caratteristiche che dovrà avere, secondo il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, Sandro Mariani, il futuro primo cittadino di Teramo. Dopo l’addio di Brucchi, il Pd si è riunito questa mattina per illustrare alcuni prossimi passi, alla presenza del segretario regionale Marco Rapino. Un candidato sindaco del Partito Democratico che, per il segretario provinciale Gabriele Minosse, passerà “tramite primarie di coalizione se le civiche e tutte le forze di centro e centrosinistra collaboreranno per individuare una figura comune. Altrimenti ci saranno le primarie del Partito Democratico. Faccio loro appello comunque per lavorare insieme”.
Un appello che, solo nelle prossime settimana, si capirà se cadrà o meno nel vuoto. “Vogliamo ridare dignità a questa città – ha sottolineato Mariani – I teramani stanno vivendo momenti difficili, ma si riparte da qui, a testa bassa. Ciò che prima non andava bene, un commissario, ora è gradito a tutti. Nel futuro invece ci sarà bisogno di qualcuno che si assuma le proprie responsabilità”.
“Non ho mai creduto che il modello Teramo fosse un modello efficiente – le parole del segretario Rapino – La città è stata ostaggio di discussioni e di poltrone, una città ormai abbandonata. Invece Teramo deve riprendersi un posto centrale a livello regionale”. Presenti anche il capogruppo in consiglio comunale, Flavio Bartolini ed il consigliere Maurizio Verna.
“Per profilo istituzionale non parlo di ciò che è accaduto ieri – commenta Renzo Di Sabatino, presidente della Provincia – Posso dire però che nei prossimi mesi arriveranno a Teramo milioni di euro per il manicomio, la casa dello studente, l’Ics, il teatro romano, le periferie ed il quarto lotto della Teramo mare. Sarà necessaria un’amministrazione capace. Si è tanto discusso della posizione del nuovo ospedale, ma è stato surreale e singolare immaginare il nuovo ospedale non nel capoluogo provinciale”.
Top secret al momento le candidature al vaglio. O meglio, sono nomi già noti, come quello che torna di Giovanni Cavallari. Ma, probabilmente, sottotraccia, si sta lavorando invece a tutt’altro rispetto a quanto già conosciuto.
LE ALTRE REAZIONI. “L’epilogo in stile notarile dell’amministrazione Brucchi rappresenta solo il punto di caduta di una crisi politica ed istituzionale che si perpetrava da anni e che aveva ormai assunto caratteristiche tragicomiche tra balletti, teatrini, strappi, ricuciture, personalismi – dicono nel frattempo Stefano Ciccantelli, segretario provinciale Sinistra Italiani e Stefano Alessiani, responsabile Articoli 1-Mdp – Mentre la città tremava agonizzante immersa nella crisi economica e sociale il centrodestra teramano (e non solo il centrodestra) ha letteralmente bloccato tutto il dibattito pubblico sulle proprie divisioni interne, sulla fame di potere, sulla spartizione di assessorati e incarichi. Tutti i protagonisti del “Modello Teramo” sono responsabili di questo gigantesco fallimento perché Maurizio Brucchi non sarebbe mai diventato sindaco senza Paolo Gatti e questo non ci dimenticheremo mai di ricordarlo ai cittadini teramani. Ora occorre una nuova proposta per Teramo. Oggi si volta pagina rispetto al blocco istituzionale e amministrativo ma la crisi politica è ancora viva poiché alla disfatta del centrodestra non c’è ad oggi un’alternativa già strutturata in grado di interpretare i bisogni della città e costruire risposte come hanno ricordato più volte forze civiche di natura progressista che animano lo scenario politico teramano. Sentiamo anche sulle nostre spalle un bel pezzo di responsabilità per tale vuoto. Ed è per questo che ci impegniamo, interpretando al meglio lo spirito del progetto nazionale di Liberi e Uguali (la lista unitaria e autonoma dai poli esistenti), a rispondere a questa necessità promuovendo luoghi comuni di confronto e di elaborazione programmatica aperti a tutte le forze civiche e di sinistra interessate. L’unico terreno su cui vogliamo cimentarci è quello della politica concreta, prima ancora di candidature e liste dobbiamo costruire le nostre idee-forza (come le chiamava Gramsci) in un percorso partecipato e davvero civico insieme agli attori sociali e alle organizzazioni che hanno resistito in questi anni, chiudere la stagione delle liste civetta e aprire quella dell’alternativa di città. Per una Teramo inclusiva, accogliente e solidale che sappia rilanciarsi e tornare ad essere capofila di una riscossa territoriale”.
“La patetica parata di consiglieri dimissionari che ha funestato l’Ufficio protocollo ha appalesato un’unica squallida realtà: non si ricomincia da zero come qualcuno ha pomposamente dichiarato, ma “icominciano gli zero – sottolinea invece Paola Cardelli, consigliere comunale – Gli zero sui cui volti di pietra è rimbalzata la disperata domanda del Presidente della Tercoop: perché tanta fretta? Quale l’urgenza di consegnare la città ad un Commissario e con essa le sorti della cooperativa? La fretta dei “gattiani” è sin troppo comprensibile, non altrettanto quella della minoranza a meno di non supporre in essa il timore di compromettere futuri apparentamenti e spartizioni elettorali e /o quello di mettersi in gioco quando si è decisivi e non per facile esibizionismo. Un’opposizione degna di questo nome, che dunque si proponga, sia pur in modo composito come alternativa di governo, dovrebbe avere degli obiettivi e non solo argomenti e se qualcuno della minoranza avesse mai avuto come reale obiettivo risolvere l’annosa e penosa questione Tercoop avrebbe dovuto dimostrarlo laddove la vicenda si è irrimediabilmente avviata a concludersi a breve e nel peggiore dei modi (anche a seguito della denuncia presentata da Berardini alla Procura). La colpevole e probabilmente intenzionale inerzia di chi ha governato finora non esonera alcuno della minoranza dalla responsabilità di non aver neppure tentato di giungere almeno alla definizione di un bando di gara per la gestione dei parcheggi a cui la cooperativa potesse partecipare, prima della cessazione del rapporto di questa con l’Ente. I lavoratori Tercoop vessati e turlupinati per anni dalla maggioranza, hanno ricevuto lo schiaffo finale, il più incredibile e doloroso, proprio da questa sbrindellata e pavida minoranza. Non vi era alcuna urgenza di spodestare un sindaco la cui sia pur pessima attività amministrativa non ne fa un avvelenatore di pozzi e che, al suo secondo mandato, è già fuori dallo scenario politico teramano”.
“Prendo atto, con rammarico, dell’epilogo della vicenda Teramo: una sconfitta per tutti – dice il coordinatore provinciale di Forza Italia, Vincent Fanini – In un momento così particolare, confidavo in una ricomposizione ma a quanto pare non è stato possibile. Sento il dovere di rinnovare tutta la mia stima, il mio rispetto, all’amico Maurizio Brucchi, un amministratore capace, competente, ligio al dovere, e di ringraziarlo per il suo fattivo impegno nell’affrontare, con caparbietà e sacrificio, le numerose problematiche della Città Capoluogo. Adesso dobbiamo necessariamente prenderci tutti una breve pausa di riflessione, per poi ripartire insieme, con un centrodestra forte ed unito, verso i numerosi appuntamenti elettorali che ci attendono nella prossima primavera del 2018″.