Alba Adriatica, caso Viviani: parte l’attacco a Pepe in Val Vibrata in vista del congresso

Parte l’attacco al Pd della Val Vibrata in vista dell’appuntamento congressuale di domenica 22 ottobre.

 

L’affondo arriva da oramai tre ex Dem: Gabriele Viviani (defenestrato dalla segreteria), Stefano Tucci, consigliere comunale a Civitella del Tronto (uscito dal Pd per aderire ad Articolo 1 Mdp) e Luigia Fabiano, consigliere comunale di minoranza al Comune di Corropoli, uscita dai Democratici.

In maniera più o meno diretta, l’obiettivo dell’attacco è Dino Pepe, assessore regionale, referente di vallata del Pd e nominato commissario della sezione di Alba per gestire la fase congressuale.

 

Gabriele Viviani. “La vera motivazione della mia espulsione dal PD è politica”, sottolinea. “Vedo nell’assessore regionale Dino Pepe il mandante e in Marco Rapino e Andrea Catena e nella Commissione di Garanzia gli esecutori. Commissione di garanzia che sarebbe dovuta essere appunto di Garanzia. L’assessore regionale Dino Pepe sta costruendo la sua carriera politica in maniera scorretta, eliminando politicamente all’interno del PD quelli che lo osteggiano.

La mia vicenda ha messo sotto i riflettori l’assoluta inadeguatezza, di politici come Andrea Catena e Marco Rapino, a rivestire ruoli apicali all’interno del PD. Spiegassero agli abruzzesi il perché Viviani è stato espulso quando con ironia e “generosità” ha detto le stesse cose del Ministro Minniti o del Vice Sindaco di Civitella del Tronto Mario Tulini. Inoltre, La Commissione di Garanzia dica perchè Viviani è stato espulso in 15 giorni senza venire neanche ascoltato, come nei peggiori “tribunali della storia” (A 5 giorni dalla chiusura del tesseramento congressuale).

C’è da chiedersi, garanzia per chi? ..per Dino Pepe? …che in una settimana come commissario ha tesserato oltre 100 persone (ovviamente per questo congresso) per accaparrarsi i 4 delegati albensi.

Dino Pepe non soddisfatto d’aver disastrato il PD in Val Vibrata, con la candidatura di Elvezio Zunica, che non ha un passato nel centro sinistra e probabilmente non ha mai votato PD, prova oggi ad occupare una delle più importanti Federazioni del PD abruzzese.

Mi hanno “legato mani e piedi” ma fino al congresso, che si svolgerà il 22 ottobre, mi adopererò per far fallire questo disegno. Invito, pertanto, tutti gli iscritti teramani al PD a rinnovare la fiducia al Segretario Provinciale uscente Gabriele Minosse, vero garante di tutte le anime del Partito.

 

Stefano Tucci. A Civitella siamo sempre stati rei di avere un pensiero libero e fuori dalle logiche care all’assessore, lui avrebbe voluto un circolo asservito, vassalli più che iscritti, magari fautori di una politica trasversale; non sono bastati il rispetto e il coinvolgimento che sempre gli sono stati dimostrati, si voleva solo un atto di fedeltà incondizionata.

Io ed altri ritenevamo che il partito e la politica fossero altra cosa, per questo siamo stati isolati e sistematicamente delegittimati sia dall’interno del circolo con i suoi “referenti” che dall’esterno mediante l’azione della commissione di garanzia che accolse per Civitella i famosi ricorsi meramente strumentali (uno di essi nemmeno si è tesserato ed in contraddizione con lo statuto del Partito di Tulini e Zunica).

Sono molto lieto, aderendo ad Articolo 1, di essere uscito da questo contenitore politico  che mostra un desolante quadro nazionale e referenti vibratiani legati a logiche così retrive e falsamente progressiste.

 

Luigia Fabiano. Nel febbraio 2017, quindi non in prossimità del congresso del PD, ho deciso di uscire dal partito e di chiedere il commissariamento del Circolo in cui rivestivo la carica di coordinatrice. La richiesta di commissariamento per non far pesare la mia scelta sull’operatività del partito e non penalizzare i tanti amici che ancora affidano la loro fiducia e la loro speranze sul PD.

 

 

La mia scelta di uscire dal partito è scaturita da una riflessione sulle politiche che il PD ha attuato in questi anni di legislatura regionale ma anche sulle scelte di fondo che sono state prese a livello nazionale.

 

Non potevo più rispondere e giustificare a livello locale scelte politiche impopolari autonomamente assunte da una dirigenza nazionale e regionale che mai ha voluto condividere con i cittadini e gli iscritti.

 

 

Un partito in cui avevo riposto tanta fiducia si è rivelato distante e anzi quasi ostile alle concrete esigenze e alle domande del territorio e dei cittadini. Neanche a livello locale, in Val Vibrata, ci siamo sentiti rappresentati e tutelati.

 

 

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