Atri. Natale Di Marco, medico veterinario, ha scritto una lettera aperta di ringraziamento al personale medico e paramedico dell’ospedale di Atri per una vicenda familiare.
Le riflessioni sulla vicenda specifica favoriscono, però, un’analisi più ampia sull’importanza della sanità pubblica e della necessità di tutelare quello che è definito un presidio per la vita.
La lettera
Questa lettera è indirizzata, oltre che agli organi di stampa, al Direttore Generale dell’Asl di Teramo dottor Maurizio Di Giosia, al Direttore Sanitario del P. O di Atri dottor Marino Iommarini, al Direttore delle Unità Operativa di Chirurgia dottor Edoardo Liberatore, della Unità operativa di Rianimazione dottoressa Luciana Pilotti, della Unità Operativa di Medicina dottor Enrico Marini, al Direttore della Unità Operativa di Cardiologia dottor Bruno Loffredo, al Direttore dell’Hospice di Teramo dottor Claudio Di Bartolomeo, al Direttore del dipartimento ADI di Atri dottor Mauro Passamonti, al direttore della Unità Operativa della Farmacia dottor Massimo Costantini, al dottor Lello Ferretti Medico di famiglia ed a tutto il personale medico, ai Coordinatori ed al personale infermieristico, Oss e tecnico delle unità operative menzionate e di tutti gli altri reparti che a vario titolo anno avuto in cura la salute di mia moglie e collega Giuseppina dipendente ASL del P.O. di ATRI.
Queste righe nascono dalla convinzione profonda di aver trovato all’interno della struttura ospedaliera e nei vari reparti, nella difficile situazione di malato problematico, un ambiente accogliente, disponibile e pieno di calore umano. In qualità di coniuge / CARE GIVER sento il bisogno di testimoniarlo.
Un ringraziamento dal più profondo del cuore a tutto il personale del presidio ospedaliero di Atri (tutti i reparti, servizi ed ambulatori), al personale ADI, al personale dell’Hospice di Teramo, al medico di famiglia ed al personale tutto indistintamente poiché nelle loro funzioni tutti hanno contribuito ad alleviare le sofferenze, le paure e le fragilità che una malattia così invasiva e devastante arreca.
Hanno sempre dato prova, in ogni frangente, di umiltà, impegno, professionalità e cortesia. Non sto a descrivere il calvario al quale la malattia ha sottoposto il corpo e la mente, né l’ansia, l’agitazione e l’angoscia dipinta sul suo volto sofferente ogni volta che usciva da un trattamento chemioterapico, dalle continue trasfusioni e dalle continue paracentesi oppure quando non riusciva più ad alimentarsi.
Perché….. mai deve fare notizia solo la mala sanità e non possono fare notizia l’insieme delle buone pratiche nonché un efficiente servizio ospedaliero? Angeli dell’assistenza sanitaria?
No, professionisti coscienziosi e seri come lo era mia moglie; persone che hanno a cuore il loro lavoro e lo esercitano con serietà, convinti che dall’altra parte c’è chi soffre e che un comportamento riguardoso e delicato può fare la differenza.
Mi rivolgo, quindi, a Voi perché́ possiate sempre riuscire a salvaguardare e preservare questo presidio di vita. Non sono un manager della sanità, sono solo un ex infermiere, ma posso comprendere benissimo le difficoltà a far quadrare conti e personale.
La politica se ne faccia una ragione e la smetta di giocare a scacchi sul territorio della salute. Non Vi invidio. Il personale sempre più ridotto impone scelte razionali, ma, ogni reparto è importante perché́
la sofferenza è di chi entra in ognuno di essi indistintamente.
Da semplice cittadino ritengo che il Presidio Ospedaliero di Atri debba essere tutelato e difeso evitando una implosione incontrollabile e spaventosamente rischiosa per la cittadinanza.
Di una cosa sono sicuro: sarò̀ sempre al fianco del P.O di Atri, dell’Hospice di Teramo, dell’Oncologia di Chieti, e farò di tutto perché́ altre persone come mia moglie possano continuare ad avere la speranza di sognare un nuovo Cammino grazie a quegli uomini e a quelle donne che vi operano.
Mi pare si chiami eccellenza, ma io la chiamo più̀ semplicemente vita. Certo che da lassù anche lei vi sarà riconoscente, con affetto e stima salutiamo.