Pineto, esplosione metanodotto: in diciotto a processo

Diciotto rinvii a giudizio con l’accusa di disastro colposo per l’esplosione di un tratto del metanodotto Ravenna-Chieti, avvenuta a Mutignano a Pineto nel marzo del 2015.

I soggetti finiti a processo, tutti responsabili tecnici ed amministrativi di Snam Rete Gas, compariranno davanti ai giudici del collegio il prossimo 10 gennaio. Il pm Silvia Scamurra, titolare del fascicolo, aveva chiesto il non luogo a procedere per alcune posizioni, ma il gup Marco Procaccini ha disposto il rinvio a giudizio per tutti.

L’esplosione avvenne il 6 marzo del 2015 e, secondo la procura, fu causato da tutta una serie di inadempienze relative, in particolare, alle modalità con cui nel 2010 furono realizzati alcuni lavori volti ad eliminare lo stato di tensione della condotta già emerso negli anni precedenti. Secondo l’accusa, infatti, le costanti attività di monitoraggio svolte dalla società sulle tubature avrebbero messo in luce già nel 2008 come la condotta, nel tratto successivamente esploso, si fosse alzata di circa 26 centimetri rispetto al 2001, evidenziando dunque uno stato di tensione del tubo legato ai movimenti del terreno.

Una situazione in cui in realtà l’azienda, correttamente, avrebbe predisposto un relativo piano di interventi volto a sgravare tutto quello stato di tensione dalla tubatura, interventi che però, all’atto della realizzazione nell’estate del 2010, sarebbero stati effettuati in maniera difforme a quanto preventivato. Sotto accusa, in particolare, la mancata realizzazione di un sistema di drenaggio dell’acqua, giustificata con il fatto che all’atto degli scavi, nel mese di agosto, non fosse stata rilevata la presenza di acqua. Ma non solo. Perché, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, nonostante già nel 2008 fossero state evidenziate due deformazioni della condotta, una in corrispondenza del tratto esploso e l’altra in corrispondenza del tratto dove si verificò la frana del 6 marzo, le corde estensimetriche che avrebbero dovuto consentire un attento monitoraggio della situazione rispetto ai movimenti del terreno, sarebbero state posizionate in maniera errata, così come secondo i consulenti della procura sarebbe stata valutata in maniera sbagliata la natura della deformazione scoperta lungo il tratto interessato.

La procura di Teramo aveva chiesto il rinvio a giudizio per 21 persone, ma la posizione di tre soggetti (Sergio D’Intino, responsabile lavori; Stefano Gramegna, coordinatore progettazione; Alberto Gatti, responsabile lavori in fase di progettazione) è stata stralciata.

A processo invece finiscono: Alessandro Troiano, responsabile del distretto centro-orientale; i direttori di gestione rete Sergio Busacca, Luca Schieppati, Daniele Gamba, Maurizio Zangrandi; Claudio Ghibaudo, responsabile del centro di Chieti; Giampaolo Annoni; responsabile del distretto centro-orientale da marzo 2011 a dicembre 2011; Vincenzo Vigo, responsabile del distretto sud-orientale all’epoca dei fatti; Francesca Zanninotti, altra responsabile del distretto sud orientale; Valentino Pistone, dirigente alla sicurezza per Snam Rete Gas; Gianmario Giurlani, geologo dipendente di Snam Rete Gas; Elisabetta Paola Bonandrini, responsabile dell’unità organizzativa; i tecnici Roberto Cati, Benedetto Rigolini, Pasquale Iozzo, Angelo D’Ercole, Alberto Ausili e Lorenzo Razzi.

 

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