Dalla Basilicata alla California: il viaggio della barbatella

Dalla Basilicata alla California. Da un piccolo paese, Maschito, l’unico nel quale quale “vive” l’Aglianico del Vulture autoctono di tigno maschio allo studio accurato da parte dell’Università americana che ha come obiettivo quello di impiantare l’uva barbatella della Basilicata nelle terre americane.

Quello che in passato è stato un esperimento che non ha dato frutti (in Cina, Giappone, tra gli alti), ora invece poggia su basi diverse. E la tradizione del vitigno autocotono potrebbe rivivere in California. Infatti, la barbatella che nasce a Maschito è stata studiata dall’University of California Davis College dell’agricoltura. Un percorso accurato e attento, finalizzato a creare un esperimento interessante e altrettanto ambizioso, che potrebbe dare i propri frutti.

 

A delineare questo percorso, prossimo a a vedere la luce Pasquale Sciarillo, trapiantato in Val Vibrata (vive a Sant’Omero), ma che ha mantenuto forti legami con la terra d’origine, la Basilicata, dove sta portando avanti la tradizione di famiglia nel campo vitivinicolo. “Pur essendomi occupato di altro nella mia vita”, racconta Sciarillo, “ho portato avanti la tradizione di famiglia. E di questo devo ringraziare lo spirito di sacrificio dei miei genitori che hanno sempre seguito un principio: il futuro sono sempre le origini”.
E sotto questo aspetto la barbatella della Basilicata, legata a delle caratteristiche molto particolari del terreno (vulcanico, sulfureo e breccioso) ora è in procinto di trovare ospitalità nei terreni californiani. E questo grazie anche alle attività di ricerca dei professori di agraria dell’università: Miguel Altieri, Clara Nichols, Jhon Paul Mantuano e Bill Savino.

Il percorso si lega non soltanto alla volontà, chiara, di impiantare un vitigno autoctono, molto particolare, dall’altra parte del globo, ma anche di percorrere nuovi percorsi produttivi. Dal wine apple: un vino di mele che viene tagliato dalla macerazione delle mele e dalla produzione dell’Aglianico. Ma anche l’utilizzo dello scorso: visto che un colosso mondiale utilizzerà gli scarti per la prodizione di improfumatori e insaporizzatori d’ambiente.
Insomma un percorso decisamente ambizioso, nel percorso di una sorta di globalizzazione che tocca angoli tra loro decisamente lontani, sotto tanti profili. Ma una delle eccellenze dello Stivale potrebbe, a questo punto, dischiudere prospettive e scenari nuovi.

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