Colonnella. Un vero e proprio calvario, con 11 tamponi positivi. Due diverse degenze in ospedale e una quarantena che dura, oramai, dallo scorso 13 marzo.
Dietro all’emergenza Covid19 si nascondono tante storie, le più disparate. Una di queste arriva da Colonnella, dove una donna da più di tre mese deve fare i conti con un vero e proprio incubo. Che poi a caduta rischia di generare altri effetti, anche sul piano lavorativo.
Il racconto della donna parte da oramai quel lontano 13 marzo, quando risulta essere positiva al Covid19.
In quei giorni di emergenza e anche paura del contagio che si diffondeva con pericolosità anche in Val Vibrata, la donna è stata ricoverata per 11 giorni in ospedale a Teramo, dove racconta “sembrava che noi pazienti positivi, dessimo fastidio e tranne alcune rare eccezioni tutti avevano fretta di mandarci via”.
Una volta a casa, la situazione non è certo migliorata, per la paziente è tornata ad avere febbre, un forte prurito e alti dati di saturazione.
“Hanno deciso per un altro ricovero non per il covid ma per il forte prurito”, racconta. “Mi hanno portato all’ospedale di Atri, personale, dalle donne delle pulizie, agli infermieri e dottori e dottoresse, tutti disponibili e di cuore. Mi hanno fatto tutti i controlli, hanno mandato delle foto ad noto dermatologo di zona, e mi hanno diagnosticato una acariasi. Ho messo creme di benzoato benzile, andava benino ma non sono migliorata. Hanno però detto che siccome ero diventata asintomatica, potevo tornare a casa, ma sono ancora positiva”.
L’ultimo tampone fatto, l’undicesimo fatto lo scorso 17 giugno ha nuovamente fatto registrare la positività e dunque la donna ancora non riesce a guarire del tutto.
I guai non arrivano mai da soli. Oltre alla malattia che si è materializzata di colpo e ancora non viene del tutto superata, ci sono una serie di situazioni strettamente correlata. La donna ha un contratto di lavoro in scadenza il prossimo 5 agosto e con la positività ancora non superata, c’è il rischio anche di perdere il posto di lavoro, che per la donna rappresenta l’unico mezzo di sostegno.
” Sono preoccupata”, racconta, ” perchè oltre al covid, ” ho l’ansia di perdere il lavoro. Non so a chi rivolgermi. Non so più cosa fare: solo la mia dottoressa continua a fare l’impossibile”.