Campli, il contenzioso tra azienda e diocesi mette a rischio il futuro dei lavoratori. Il caso

Teramo. “Quando non è la crisi ad uccidere le aziende, ci pensano gli uomini con le loro azioni”.

 

E’ la chiosa che utilizza Gianfranco De Sanctis, segretario della Filca Cisl, per descrivere quella che è una sorta di diatriba tra due privati. Un’azienda di inerti di Campli e l’istituto diocesano per il sostentamento del clero. Una questione di natura economica, nella quale ballano alcune centinaia di migliaia di euro e che mette a rischio le retribuzioni dei lavoratori.

 

Tra l’azienda e l’istituzione religiosa è sorto un contenzioso relativo al pagamento dell’affitto di alcuni terreni della curia che l’azienda ha utilizzato per l’attività estrattiva.

Le due parti, erano giunte alla definizione dell’intera partita economica, attraverso un accordo sostenibile dall’azienda e che rispondeva alle richieste economiche dell’istituto religioso; ma gli ultimi dettagli relativi alle garanzie dello stesso accordo e l’imminenza delle ferie estive, hanno fatto sospendere le trattative.

Nelle more di tale sospensione, l’istituto religioso presenta una ingiunzione di pagamento di circa 250mila euro e pochi giorni dopo provvede per tale somma a pignorare i crediti aziendali presso terzi, crediti indispensabili alla ditta per garantire la continuità dell’attività lavorativa nei pagamenti. correnti, in primis le retribuzioni dei lavoratori, ma anche gli approvvigionamenti, le utenze, i servizi.

 

 

“Abbiamo chiesto al vescovo Lorenzo Leuzzi”, sottolinea De Sanctis, “un intervento diretto per agevolare la sospensione immediata delle azioni intraprese, che di fatto compromettono la stabilità lavorativa ed economica dei dipendenti dell’azienda Cave Canem e per riprendere da subito le trattative volte a trovare una soluzione al contenzioso in essere, che non metta in alcun modo a rischio i posti di lavoro.

Ma il tempo ormai stringe e ora 15 lavoratori, dipendenti, famiglie, rischiano di non poter percepire le retribuzioni correnti e soprattutto di perdere il lavoro: come dicevamo, dove non arriva la crisi, arrivano gli uomini.

I lavoratori stessi, di loro spontanea iniziativa, hanno scritto una lettera di richiesta di aiuto nella quale sostengono che “ in un periodo dove la Fede ci aiuta a superare i problemi personali della vita quotidiana, non avremmo mi immaginato un giorno di tornare dalle nostre famiglie e comunicare la perdita dei posti di lavoro per colpa della “CHIESA” che dovrebbe aiutarci a sostenerci nel corso della vita.”

Ci aspettiamo che l’istituzione religiosa, anche nel pieno diritto delle sue azioni, faccia tutto quanto in suo potere per aiutarci a tutelare il lavoro, la retribuzione e le famiglie dei dipendenti dell’azienda.

La Filca Cisl di Teramo, in tal senso, già da domani si attiverà insieme alle maestranze, con tutte le azioni rivendicative necessarie, per la tutela del loro sacrosanto diritto al lavoro, ben diverso dall’interesse economico delle parti interessate dal contenzioso”.

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