Montesilvano, pini abbattuti: “Non sono a fine turno”

Montesilvano Le associazioni Co.n.al.pa. Abruzzo, Co.n.al.pa. Pescara – Chieti, Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, criticano la recente risposta dei Carabinieri Forestali in merito ai tagli di grandi Pini d’Aleppo nella Riserva Naturale di Santa Filomena a Montesilvano.

“Apprendiamo sui giornali”, affermano, “le dichiarazioni sulle cause degli abbattimenti e rimaniamo assolutamente sconcertati dalla superficialità con cui viene gestita e affrontata la conservazione dei grandi alberi nella pineta di Santa Filomena. Nelle motivazioni dei Carabinieri Forestali si fa riferimento a alberi di 70-80 anni arrivati a fine turno che vengono abbattuti perché soggetti a forti burrasche, a causa di chiome molto folte e di altezze oltre i 20-30 metri che poggiano su apparati radicali inconsistenti. Ora, gli esperti di Pini d’Aleppo ci spiegano che questi alberi sono stati progettati dalla natura per vivere in ambienti difficili, soggetti a burrasche e continue azioni meccaniche dei venti. Le loro chiome, formate da globi verdeggianti e intricati, con ramificazioni che formano formidabili cortine frangivento, possono resistere a violente sollecitazioni e muoversi, crescere e inclinarsi e addirittura strisciare a terra, per sopravvivere.”

“Il Pino d’Aleppo”, ribatte il Co.nal.pa. “è in realtà l’albero principe per resistere alle tempeste di vento, una specie che si è evoluta per milioni di anni in ambienti angusti, come roccaglie o dune, in terreni inconsistenti su primi fronti marini, a contatto con l’aerosol marino, creando apparati radicali imponenti. Un luogo comune, una favola metropolitana quella di definire il pino d’Aleppo un albero con radici inconsistenti. Anche in presenza di dune, questo albero, grazie alle possenti radici fascicolate, riesce ad aggrapparsi saldamente a svariati terreni. Questo è quanto ci spiegano i nostri esperti dei comitati tecnici-scientifici che sostengono le nostre associazioni.”

“La valutazione di stabilità sui pini dovrebbe essere eseguita in base a dettagliate prove strumentali, tra cui la prova a trazione controllata, che dimostra scientificamente la reale resistenza al vento di un grande albero”, proseguono le associazioni ambientaliste, “I pini storici risalenti agli anni 20 e 30 del Novecento rappresentano un tesoro unico e raro nel panorama cementificato della costa tra Pescara e Montesilvano. Si possono eseguire tante azioni di conservazione di questi esemplari con l’utilizzazione di tiranti e intervenendo con potature altamente specialistiche nelle chiome, per alleggerirle di rami rotti, fare rimonda del secco ove serve, senza intaccare i globi di fronda. Poi bisognerebbe migliorare l’habitat della pineta, ricostruendo il sottobosco mediterraneo, migliorando il soprassuolo e curando i grandi alberi in ogni dettaglio”.

Stiamo parlando di una Riserva Naturale che dovrebbe mantenere intatte le sue caratteristiche storiche e la sua biodiversità. Pertanto, pur comprendendo i grossi problemi di sicurezza per i cittadini, rimane un danno irrecuperabile cambiare totalmente i connotati a una riserva e impoverirla, senza trovare tutte le possibili soluzioni per la cura e conservazione degli ultimi pini storici”, conclude il Co.nal.pa.

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