Funerali della donna annegata a Pescara: lungo abbraccio tra il sindaco e il vedovo di Annamaria Mancini VIDEO

funeralimancini_barafigliPescara. Circa 400 persone si sono strette nel dolore per i funerali di Annamaria Mancini, la 57enne morta annegata lunedì mattina nel sottopasso allagato di Fontanelle. Un lungo abbraccio, prima della cerimonia, tra il sindaco Albore Mascia e il vedovo Lamberto Galiero, che con la sua famiglia accusa il Comune di non aver transennato il tunnel nonostante i due giorni precedenti di maltempo.

Non è stato il momento della polemica, soltanto quello del dolore. Si è preferito dimenticare che è in corso un’indagine per omicidio colposo (contro ignoti) e pensare unicamente a piangere la morte di Annamaria Mancini, la 57enne che alle 5 di lunedì mattina è annegata dentro la sua automobile, rimasta sommersa dall’acqua che ha allagato il sottopassaggio ferroviario di via Fontanelle. A dare l’esempio alle 400 persone riunite nella chiesa di San Pietro Martire sono stati proprio le due controparti: Lamberto Galiero, il vedovo che con la sua famiglia ha accusato l’amministrazione comunale per non aver chiuso per tempo, al terzo giorno di pioggia incessante, quel tunnel che già in passato è diventato una trappola d’acqua per diversi veicoli e persone.

Si sono abbracciati sul sagrato della chiesa, Galiero e Mascia, sussurrandosi qualcosa all’orecchio e chiudendo lo scambio di battute con un bacio reciproco sulla guancia. Nessuno è riuscito a carpire cosa si siano detti, ma quel gesto è bastato per far capire alla folla di deporre ogni sentimento di rivalsa nei confronti di quell’istituzione che, nonostante la denuncia, si è unita al cordoglio presenziando alle esequie. In realtà l’uomo che ha perso la donna che amava, in lacrime, ha ripetuto due volte al primo cittadino “Non ci lasciate soli” e lui lo ha rassicurato con un bacio e una carezza sulla guancia.

Si è tranquillizzata così un’aria che, inizialmente, aveva teso le facce dei tanti ammassati dinanzi la piccola chiesa di Fontanelle. Tra questi anche Luciano Di Lorito, sindaco di Spoltore, Comune dove negli ultimi anni i due coniugi si erano trasferiti, l’assessore regionale Mauro Febbo e la consigliera Marinella Sclocco, che conoscevano il marito della vittima come autista a servizio della Regione. Tesi erano i fontanellesi, che hanno conosciuto bene Annamaria, fino a metà anni Novanta titolare del negozio di ortofrutta del quartiere e che continuavano a vederla quando frequentemente faceva visita ai genitori, Ugo e Lea, e ai figli Denis e Viviana, che le avevano regalato 3 nipotini. Proprio dai genitori, che l’avevano chiamata nel cuore della notte spaventati per la casa allagata, la 57enne stava correndo lunedì all’alba, quando con la sua Peugeot 106 è rimasta sotto 3 metri d’acqua.

“Una morte assurda e improvvisa”, ha detto dall’altare don Massimiliano De Luca, che ha prima della celebrazione ha ricordato a tutti che “l’uomo non può manipolare il creato e la natura a suo piacimento”. Dopo la messa, in sacrestia, anche lui ha messo da parte l’ardore che lo ha contraddistinto nelle varie battaglie portate avanti per il rione e si è limitato a commentare il disastro conseguenza del maltempo citando la sua esperienza da scout: “Io so dove non è sicuro piazzare le tende: le case non si costruiscono lungo gli argini dei fiumi”. Dalle sue parole nell’omelia è stato ravvivato il conforto dei familiari che ora, molto probabilmente, rimpiangono di aver allarmato la figlia o di non aver accompagnato la moglie dai suoceri: “Abbandonate la sensazione del senso di colpa”, ha detto il sacerdote ai parenti, “e non fatevi tentare della rabbia di rincarare la dose contro chi ha responsabilità”, ha invece chiesto ai conoscenti affidandosi a una vecchia massima: “Inutile pensare a chi non ha fatto o doveva fare qualcosa: se non puoi parlare bene degli altri allora taci!”.

Nessuna polemica, dunque, solo tanta commozione e affetto: sono stati il figlio Denis e i suoi amici a salire con la bara in spalla lungo la salita che porta alla chiesa, seguiti dall’abbraccio che stringeva in una sola cosa i genitori, il marito e la figlia della donna scomparsa. Un grande applauso, invece, ha salutato per l’ultima volta Annamaria Mancini quando la bara è uscita dalla chiesa, prima di accompagnarla nel cimitero di San Silvestro per la sepoltura. Ma solo dopo un’abbondante mezzora di lacrime che le famiglie Mancini e Galiero hanno versato tra le braccia dei quattrocento amici stretti a loro nel momento più triste.

L’INCIDENTE: LA DONNA PROVENIVA DA VIA ACQUATORBIDA

Mentre i carabinieri proseguono le indagini per conto del Pm, dopo aver già sequestrato le pompe di sollevamento dell’acqua e tutta la documentazione sul caso e sulla realizzazione del sottopasso, e i due periti incaricati, Enrico De Acetis e Fausto La Sorda,  verificano il funzionamento degli impianti di manutenzione e i sistemi di emergenza del sottopasso, da Palazzo di Città  vengono respinte le accuse mosse dalla famiglia di Annamaria Mancini, e da numerosi residenti che davanti ai militari hanno testimoniato l’assenza delle transenne poste a chiudere il tunnel allagato.

Il rebus si concentra sull’orario in cui gli uomini a servizio del Centro operativo comunale, aperto alle 4 di lunedì, abbiano piazzato le transenne lungo la strada che collega la Tiburtina a via Tirino: prima o dopo che la Peugeot 106 grigia è transitata nei pressi del sottopassaggio? Ma le telecamere piazzate su quel tratto ormai solito a essere sopraffatto dalla pioggia, ipoteticamente rimasto con le pompe spente dal black out che ha investito l’intera Pescara Porta Nuova, sembrano tirare in ballo una terza strada. Sono quattro gli obiettivi che il Comune aveva piazzato in via Fontanelle: due sull’accesso nord e due sull’accesso sud, ma dal Municipio dicono che nessuna ha ripreso il passaggio dell’automobile rimasta inghiottita. Una quinta, di proprietà di un’azienda con sede lungo via Acquatorbida, avrebbe ripreso il veicolo di Annamaria Mancini percorrere la stradina che costeggia la ferrovia e sbuca su via Fontanelle proprio a ridosso della piccola galleria alta 3 metri. Uno sbocco composto da una curva con pendenza parabolica al livello più basso della strada: probabile dunque che la 57enne, proveniente da Villa Raspa, abbia percorso la Tiburtina e evitato il sottopassaggio tramite il ponte costruito recentemente per scavalcare la ferrovia poco più a est dell’ex passaggio a livello; da lì potrebbe aver imboccato via Acquatorbida per poi ritrovarsi davanti al muro d’acqua che ha trascinato la piccola utilitaria verso la morte. Starà alla procura, che ha visionato tutte le immagini a disposizione, rivelare la verità.

 

Daniele Galli

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