Pescara, “Mi hanno rapinato”. Ma è un’invenzione

Racconta di essere stato rapinato da una presunta banda di extracomunitari, in realtà la vicenda non si è verificata e così un uomo di 58 anni, residente in provincia di Pescara, viene denunciato per simulazione di reato.

 

L’uomo si era recato lo scorso 11 settembre alla Stazione Carabinieri di Pescara Principale di viale D’Annunzio denunciando di essere stato vittima di un grave episodio: ha raccontato che nella mattinata, mentre percorreva a piedi via Benedetto Croce, è stato circondato da quattro persone di colore che, sotto la minaccia di un coltello, si erano fatte consegnare duecento euro che aveva in tasca. Una brutta storia che ha immediatamente dato vita ad approfondite indagini per individuare gli autori del fatto. Dopo qualche giorno di accertamenti si è cominciato a considerare che la storia scricchiolava.

 

Acquisite le immagini del sistema di videosorveglianza comunale del luogo teatro dei fatti, si è appurato che l’uomo ha inventato totalmente quanto narrato ai carabinieri. Le immagini, infatti, nell’ora e nel luogo da lui indicati lo riprendono mentre si reca dal tabaccaio a comprare le sigarette e si intrattiene poco dopo a fumarne una. Quindi nessuna traccia di uomini di colore, né di coltelli, né minacce. Nessuna rapina è stata compiuta ed adesso le indagini proseguono per comprendere i motivi che hanno indotto l’uomo a simulare il reato.

Non è il primo caso di persone che inventano di essere state vittime di reati. Qualche settimana addietro un padre aveva segnalato ai Carabinieri di una Stazione della Provincia la rapina patita dal figlio 16enne. Raccontò che il ragazzo, mentre passeggiava in una via del paese, era stato fermato da due giovani sconosciuti, armati di coltello, che lo avevano minacciato di morte, spinto contro un muretto e gli avevano rubato il portafogli con all’interno venti euro. I militari si erano subito attivati per risalire all’identità dei presunti colpevoli, ma dopo le prime discrepanze con le testimonianze raccolte avevano convocato il ragazzo che, messo alle strette, aveva confessato di essersi inventato tutto, riferendo di sentirsi solo e di averlo fatto per attirare l’attenzione e la comprensione dei genitori.

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