Hotel Rigopiano, padre Stefano Feniello: “Qualcuno dovrà pagare”

 “Ho addosso orologio, braccialetto e catenina di mio figlio. Questo è ciò che mi rimane di lui. Grazie a chi? Grazie a Bruno il direttore dell’hotel? Grazie al presidente della Regione? Grazie al Prefetto? Dovete dirmi chi devo ringraziare. Mi batterò fino alla fine, a costo di vendere tutto ciò che ho. Ma qualcuno dovrà pagare. Ho bisogno di avere giustizia, voglio sapere chi sono i responsabili”. Così Alessio Feniello, padre di Stefano, 28enne morto nella tragedia dell’hotel Rigopiano, incontrando i giornalisti all’ospedale di Pescara. 

“Chi doveva intervenire prima della tragedia a recuperare quelle persone lassù in montagna? – si chiede – Chi sono i responsabili? Chi deve evitare che accada questo nel 2017? Non dovevano farli salire. Mio figlio prima di partire ha mandato una mail all’hotel che gli ha risposto di non preoccuparsi perché garantivano il servizio. Al cantante del Volo, Gianluca Ginoble, invece, lo stesso giorno l’hotel ha mandato un messaggio in cui consigliavano di non andare. È una vergogna. Il sindaco ha chiuso le scuole per la neve, ma non ha chiuso l’hotel. Perché?”.

 Il papà di Stefano parla anche di “un Prefetto che mi viene ad annunciare la sera che tra i cinque nomi dei superstiti c’è anche quello di mio figlio e che fino alla sera del giorno dopo non ha la dignità e il coraggio di venirmi a dire ‘ci siamo sbagliati’. Gli ho chiesto informazioni e mi ha risposto con arroganza, mi ha liquidato come uno straccio. Che persone sono queste? A chi paghiamo lo stipendio? A delle persone disumane”, si sfoga l’uomo. 

Il corpo di Stefano è già stato trasferito a Chieti per l’autopsia; la famiglia Feniello ha nominato un perito di parte. Oggi i genitori del ragazzo hanno anche incontrato i Vigili del Fuoco, perché “la mamma vuole sapere come sono andate le cose, come è morto Stefano e se ha sofferto”. Alessio ha anche rivelato che Stefano e Francesca avevano deciso di sposarsi e stavano già scegliendo il ristorante.

A un duro sfogo si era abbandonato anche stamani:  la rabbia dell’uomo è esplosa nell’atrio della struttura sanitaria, davanti ai giornalisti; poi l’uomo è stato accompagnato dalle forze dell’ordine e dal personale sanitario in un’altra stanza, dove è proseguito il suo sfogo.

Il nome di Stefano, venerdì pomeriggio, era stato erroneamente inserito in una lista, comunicata dalle autorità ai familiari, relativa a cinque persone vive che sarebbero dovute arrivare a breve in ospedale. Ma il ragazzo, 28enne, non è mai arrivato. Ieri il riconoscimento da parte dei familiari e la conferma della morte.

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