Pescara. Pronti a uscire nuovamente in mare, dopo le festività natalizie, la marineria di Pescara fa i conti con i danni subiti alle imbarcazioni a causa della terribile burrasca degli ultimi giorni.
Sotto accusa le condizioni del porto: l’insabbiamento di lunghissimo corso costringe ad attraccare i pescherecci in condizioni precarie, inibendo l’accesso ai tratti più sicuro del canale, meglio riparati dalla tempesta.
Mimmo Grosso, rappresentante dell’Associazione Armatori, invoca “priorità assoluta al rilevamento batimetrico all’imbocco della diga foranea, prima e dei moli guardiani poi”, anche per evitare che la ripresa del mare nasconda danni a scafi ed eliche e rischi di secche, viste le mareggiate che potrebbero aver accumulato grosse quantità di sabbia sul fondale alla foce.
“La messa in sicurezza del porto di Pescara è un diritto della marineria”, continua Grosso, che accusa anche l’occupazione delle “postazioni migliori del nostro porto”, da parte di altre marinerie: “Tutti siamo italiani e tutti abbiamo gli stessi diritti”, scrive in un post polemico su Facebook, “non è giusto che imbarcazioni di altre marinerie vengano ad occupare le postazioni migliori nel nostro porto ed i residenti siano costretti a vedere le proprie imbarcazioni distruggersi in banchina senza poter far nulla per evitare il massacro”.
A testimoniare le conseguenze disastrose riportiamo le immagini della Sharon C. di Massimo Camplone, una delle più grandi imbarcazioni da pesca dell’intero adriatico, varata appena un mese fa e pesantemente segnata dagli urti causati dalle acque agitate della banchina nelle ultime ore.