L’Aquila, ultimato il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca

L’Aquila. Lo scorso 24 marzo è stato inaugurato il restauro del capolavoro di Piero della Francesca “La Resurrezione” presso il Museo Civico di Sansepolcro (AR). Il termine dei lavori arriva dopo 3 anni dall’apertura del cantiere, avviato grazie alla generosità del mecenate Aldo Osti e al contributo del Comune; l’autorevole intervento di restauro è stato effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dalla Soprintendenza di Arezzo.

Il restauro ha riservato una bella sorpresa, oltre ai sorprendenti azzurri, verdi e marroni finalmente ritrovati che fanno di questo affresco, o meglio una pittura a tecnica mista, in parte ad affresco, in parte a tempera e a secco, l’opera d’arte più bella al mondo secondo Aldous Huxley (ma anche Edgar Degas, il grande maestro dell’impressionismo francese, avrebbe visitato Sansepolcro per vederlo) confermando che è stato dipinto altrove ed in seguito ricollocato nell’attuale posizione.

L’intervento conservativo, che è stato un’occasione importante di conoscenza e ha restituito all’opera tutta la vitalità cromatica originaria, è stato preceduto e affiancato da importanti indagini diagnostiche effettuate con le tecnologie più avanzate.

A queste indagini ha partecipato attivamente il Laboratorio Las.E.R. del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia dell’Università degli Studi dell’Aquila, coordinato dai docenti Paoletti e Ambrosini.
Tale Laboratorio, leader a livello internazionale nel campo della conservazione del patrimonio artistico e architettonico, nella sua quarantennale attività, ha effettuato indagini diagnostiche su importanti opere sia nel territorio aquilano che sul territorio nazionale, in particolare La Cappella degli Scrovegni di Giotto, la Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza, la Porta del Ghiberti del Battistero di Firenze, utilizzando tecniche interferometriche, riflettografia e termografia.
In particolare, per quanto riguarda “La Resurrezione” sono state eseguite attività di diagnostica termografica infrarossa, in stretta collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, sin dal 2009.

Secondo Cecilia Frosinini, direttrice del Settore Restauro Pitture Murali dell’Opificio delle Pietre Dure “Le indagini scientifiche dirette dal prof. Ambrosini rappresentano un esempio di collaborazione fra scienziati e conservatori. I risultati ottenuti hanno fornito molte informazioni sulla composizione della muratura sottostante l’affresco, confermando definitivamente la presenza di uno strato di mattoni, e si sono rivelate molto importanti per i restauratori. Lo strato di mattoni è infatti un indizio essenziale per confermare che la Resurrezione fu dipinta altrove e portata qui utilizzando un trasporto a massello, forse il primo in età moderna”.

Le termografie hanno inoltre guidato i restauratori nell’apertura dei saggi ispettivi eseguiti sulla muratura e contribuito a determinare la posizione della canna fumaria presente sul retro della parete su cui è collocata la nota pittura murale.

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