L’Aquila, premiata la migliore tesi sulla prevenzione sismica. L’intervista al presidente di Avus 2009 VIDEO

L’Aquila. Si è tenuta oggi a L’Aquila, nell’Auditorium del Castello, la premiazione della migliore tesi sulla prevenzione sismica.

 

Il riconoscimento, promosso dall’associazione “Avus 2009”, è stato conferito a Ilaria Capanna, che si è laureata in ingegneria civile con l tesi “risposta sismica di strutture snelle in muratura”.

Associazione che ha istituito il premio nel 2014 e che è costituita da genitori degli universitari periti sotto le macerie i 6 aprile del 2009.

Il premio di 3mila euro è stato consegnato da Sergio Bianchi, il papà di uno di giovani studenti morti nove anni fa sotto le macerie.

 

L’intervista a Sergio Bianchi

 

Dialogare con i giovani attraverso questo premio cosa significa per voi che avete perso un figlio sotto le macerie?

 

In questi cinque anni abbiamo ricordato i nostri figli attraverso giovani in gamba. Stringere la mano a Ilaria Capanna, la premiata di questa edizione, significa per noi affidare un mondo migliore a forze fresche e non contaminate. Il nostro dolore viene da chi non ha fatto bene il proprio dovere. Non ha informato, ha costruito male quei condomini diventate quella notte le bare per i nostri figli.

 

Che hai nel cuore dopo nove anni dal sisma de l’Aquila?

 

Un cuore pieno di macerie. La ricostruzione di una città è diversa da quella dell’animo. Per le mura basta attendere il finanziamento, per le macerie dentro non esiste una escavatrice che faccia largo a qualche emozione.

 

Un figlio non risorge, purtroppo, dopo una sentenza della magistratura che attesta le responsabilità?

 

Noi abbiamo perso l’essere del nostro cammino in questa vita. Nulla ci avrebbe potuto dare indietro i nostri gioielli. La magistratura, come si dice in questi casi, ha fatto il suo corso. Sulle sentenze finali penali c’è il timbro “prescrizione”. Pensa che nel processo alla protezione civile la nostra onlus non è stata ammessa. I giudici hanno motivato il no perché noi dovevamo dimostrare il nesso tra le rassicurazioni della commissione e il comportamento dei nostri figli. Avevamo bisogno di una carta che dimostrasse che Nicola era tranquillo poiché era stato tranquillizzato dalle parole degli scienziati e rappresentanti della protezione civile. Assurdo! Anche il processo è stato surreale. Tutti condannati in primo grado, tutti assolti in secondo grado, tranne uno che ai microfoni di una tv locale consigliò per stare tranquilli “ un buon bicchiere di vino rosso d’Ofena”

 

I vostri figli, sostenete, erano stati tranquillizzati dai messaggi lanciati?

 

La tragedia si consumò il lunedì Santo quando le università dovevano essere già chiuse. I ragazzi erano rimasti a L’Aquila e qualcuno ripartì la sera della domenica perché aveva un esame. Se i nostri figli avessero minimamente avuto dubbi sulla situazione che aveva registrato più di 400 scosse dall’inizio dell’anno probabilmente avrebbero scelto di restare a casa e allungare le vacanze di Pasqua. Erano purtroppo tutti tranquilli e purtroppo noi con loro.

 

Dicevi che i vostri processi sono stati tutti prescritti.

 

In un procedimento l’ingegnere ha ammesso di non aver svolto dei calcoli per l’adeguamento del tetto di un condominio. Condannato in primo grado, poi niente.

 

Tu vedi lo Stato come?

 

Come controparte e questo non è umano. Pensa che ora è il momento dei processi in sede civile quelli per i risarcimenti che a me non interessano. Tra poco dovremmo sottoporci ad una perizia psicologica da allegare agli atti dove si deve dimostrare che la morte di mio figlio Nicola ha provocato dolore all’intera famiglia. Diceva Angelo Lannutti un genitore attivissimo nella nostra associazione che è morto da poco per un tumore : “ Se muore il papà la moglie si chiama “vedova” e i figli “orfani”. Se muore un figlio nessun dizionario sa catalogare un papà, una mamma e dei fratelli”. Angelo è morto ad ottobre.  Non riesco a togliermi dalla testa che il dolore che ha provato dalla morte di Ivana ha influito sulla sua malattia.

 

Dal dolore è nato un percorso.

 

Si, prima il libro “Macerie dentro e fuori” che abbiamo presentato in tutta Italia e con i proventi poi, questo è il quinto anno, un premio di laurea per la migliore tesi sulla prevenzione sismica. Doniamo quel che abbiamo al vincitore, un assegno ogni anno di 3000 euro, denaro utilissimo per chi esce dal mondo universitario e aspetta un lavoro. Abbiamo detto forte in tutti gli incontri in giro per l’Italia ai giovani di rifiutare certi atteggiamenti di alcuni professionisti del passato, di staccarsi da una mentalità che io definisco “marcia” quella che ti permette di non fare i calcoli per un nuovo tetto e poi farla franca davanti alla giustizia. Abbiamo detto che è il sapere che deve governare il mondo e non il profitto.

 

(Si ringrazia per la collaborazione Umberto Braccili)

 

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