Carcere Sulmona, Uil: ‘Medici ed infermieri figli di un Dio minore’

Sulmona. “In qualità di segretario provinciale aquilano, nonchè vice segretario regionale abruzzese della Uil penitenziari, non posso non nascondere forte preoccupazione su quanto sta accadendo, nell’ambito della sanità penitenziaria, presso la Casa Reclusione di Sulmona e, più in generale, negli istituti di pena della provincia aquilana”.

Esordisce così una lettera del sindacalista Mauro Nardella inviata al presidente della regione Luciano D’Alfonso e al sindaco di Sulmona Giuseppe Ranalli.

“Sono passati mesi – ricorda – da quando, il 24 novembre 2014, decine tra medici ed infermieri di stanza presso il carcere ovidiano mostrarono il loro dissenso circa il decreto a sua firma, all’epoca dei fatti Commissario ad Acta e che metteva a rischio, e tuttora lo fa, il loro futuro rischiando, di fatto, di buttare alle ortiche le loro sacrosante aspettative e la loro pluriennale e preziosissima esperienza.

Riecheggiano ancora le doglianze da loro espresse in quella occasione e referenti di una sua decisione che prevederebbe entro giugno la loro sotituzione con altri provenienti dalle graduatorie Asl.

Lo scrivente – scrive Nadella – non può che associarsi alle parole espresse dal Dirigente Sanitario della struttura peligna per cui non ritengo sia giusto nei confronti dei lavoratori, dei detenuti e, ci aggiungerei, di tutto il personale penitenziario, adottare provvedimenti che non rispecchiano quelli già presi nelle restanti Asl abruzzesi e che in tempi brevissimi, dopo l’avvento del DPCM del 2008 ( passaggio della sanità penitenziaria sotto l’egida delle Asl )stabilizzarono la posizione di tutti i medici, infermieri, fisioterapisti etc, lavoranti in quelle sedi facendo, nel contempo, relegare gli stessi operatori di settore aquilani e soprattutto del carcere di Sulmona, a meri ‘figli di un Dio minore’.

Sembrerebbe, inoltre, che l’attuazione della paventata politica costerebbe molto di piu’ a noi cittadini proprio perche’ i medici che verrebbero a sostituirli, essendo medici di primo livello, pretenderebbero, a ‘giusta’ ragione, prestazione economiche di gran lunga superiori.

Cosa dire – prosegue Nardella – dei livelli di insicurezza che, stante l’inesperienza degli arrivandi, unito all’esiguo numero degli stessi, si creerebbero in un carcere dove, ricordiamolo, sono reclusi 500 tra i piu’ pericolosi criminali?.

Premesso quanto sopra – si legge infine nella lettera del segretaio della Uil penitenziari che si rivolge al prsidente D’Alfonso – sono qui a chiederle di rivedere il Decreto da lei emanato prevedendone, per il bene di tutti, uno che tenga in seria considerazione la professionalita’, l’esperienza, l’abnegazione e l’innato spirito di sacrificio dell’attuale quadro organico.

Il compito è molto facile: adottare le stesse politiche portate avanti nelle restanti Province abruzzesi”.

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