Casoli, chiesto processo per automobilista accusato di aver causato l’incidente fatale a Mario Scampamorte

Casoli. Una sciagurata e fatale svolta a sinistra, senza guadare lo specchietto retrovisore e, soprattutto, senza azionare la freccia. A conclusione delle indagini preliminari sul tragico incidente costato la vita, a soli 27 anni, a Mario Scampamorte, il Pubblico Ministero della Procura di Lanciano (Chieti) titolare del relativo procedimento penale, il dott. Francesco Carusi, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista di oggi 21 anni, S. C., di Castel Frentano (Ch), accusato di aver causato il sinistro successo il 12 luglio 2021, alle 20.15, sulla Provinciale 100 Pedemontana, nel territorio comunale di Casoli (Ch). Il giovane, oltre al reato di omicidio stradale, dovrà rispondere anche di guida in stato di ebbrezza essendogli stato riscontrato un tasso alcolemico di 0,15 g/l, che invece sarebbe dovuto essere zero avendo all’epoca dei fatti meno di 21 anni (ossia 19). Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale di Lanciano, con decreto del 6 febbraio, ha fissato per il 22 maggio 2023, dalle 9.30, l’udienza preliminare di un processo da cui i familiari del compianto infermiere – che per ragioni di lavoro era domiciliato a Lanciano ma che era nato e risiedeva ad Agnone, in provincia di Isernia -, assistiti da Studio3A e dall’avv. Lorenzo Marcovecchio, del foro di Isernia, si aspettano giustizia.

Quella maledetta sera Scampamorte stava percorrendo la Provinciale 100 in sella alla sua Kawasaki Ninja con direzione di marcia Lanciano-Casoli quando, in località Piano delle Vacche, all’altezza del km 24+070, ha intrapreso una manovra di sorpasso per superare la Fiat Punto condotta dall’oggi ventunenne, il quale però proprio in quel mentre ha effettuato una svolta a sinistra per immettersi in una traversa della zona industriale “est”, travolgendo in questo modo la moto. A seguito del violentissimo impatto il centauro è stato sbalzato dal mezzo, urtando dapprima contro il parabrezza della vettura, venendo poi proiettato a svariati metri di distanza e rovinando a terra al di fuori della carreggiata. Una serie di colpi tremendi che non gli hanno lasciato scampo, è deceduto sul colpo a causa dei gravissimi traumi cranio-encefalico e toracico-addominale riportati, come confermato dal medico legale, prof. Cristian D’Ovidio, a cui il Sostituto Procuratore ha affidato l’autopsia sulla salma della vittima: alle operazioni peritali ha partecipato anche il medico legale dott.ssa Piera Amelia Iezzi quale consulente tecnico di parte messa a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui, attraverso l’Area manager Puglia Sabino De Benedictis, si sono affidati i congiunti di Scampamorte per fare chiarezza sui fatti e ottenere giustizia, unitamente all’avv. Lorenzo Marcovecchio.

Studio3A ha incaricato anche un proprio consulente tecnico, l’ing. Mattia Strangi, per esaminare la dinamica del sinistro e l’esperto, dopo aver visionato e analizzato anche il luogo in questione e i mezzi incidentati, posti sotto sequestro, oltre a tutti i rapporti, ha riscontrato evidenti profili di responsabilità da parte dell’automobilista, conclusioni cui è peraltro pervenuto anche l’ing. Faustino Colarusso, il consulente tecnico d’ufficio incaricato dal magistrato inquirente di redigere una perizia cinematica per ricostruire l’incidente, le sue cause e tutte le responsabilità, il quale si è potuto avvalere anche dei filmati di una telecamera di video sorveglianza di un’azienda della zona che ha parzialmente ripreso le fasi del drammatico scontro.

Sulla scorta del rapporto dei carabinieri di Casoli, che hanno effettuato i rilievi, e della consulenza tecnica del proprio Ctu, il dott. Carusi, a conclusione dell’inchiesta, ha quindi chiesto il processo per S. C. imputandogli di aver causato la morte del giovane motociclista, per citare la richiesta, “per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle norme del Codice della Strada di cui all’art. 186 comma 2 lettera A (relativo alla guida in stato di ebbrezza, ndr) e all’art. 140, omessa segnalazione luminosa per la manovra di cambio corsia/inversione senso di marcia”. E’ stato infatti acclarato che l’imputato, sempre per citare l’atto del Pm, “metteva in atto una manovra di svolta a sinistra senza segnalarla adeguatamente con l’apposito indicatore luminoso ed omettendo altresì di guardare lo specchietto retrovisore, ponendo in essere una manovra contraria a regole di prudenza e non mettendo in atto tutte le opportune cautele utili a evitare l’incidente, considerando anche che il tratto di strada si presentava rettilineo e con ampia visibilità (di circa 300 metri)”. Un punto fermo fondamentale da cui ora i familiari del ventisettenne infermiere di Agnone e Studio3A si aspettano una risposta ferma dalla giustizia penale.

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