La lotta alla pirateria di fa più aspra e intensa dopo che Agcom ha aumentato ulteriormente le possibilità di azione del piracy shield: cosa cambia dopo l’ultima delibera e cosa rischia chi usufruisce dei contenuti piratati.
Usufruire di contenuti televisivi non sempre è gratuito ed anzi proprio i contenuti di maggiore interesse sono quelli che rimangono a pagamento o vengono inseriti in servizi in abbonamento. Non si tratta di una deriva moderna legata alla digitalizzazione, bensì di una semplice evoluzione di un sistema di vendita o noleggio dei contenuti protetti da diritto d’autore o da diritti di trasmissione che esiste praticamente da sempre.

Sono sempre esistiti metodi per aggirare i blocchi di mercato (nonché le leggi a tutela dei diritti d’autore e trasmissione) e consentire a chi non potesse o non volesse pagare il prezzo pieno la possibilità – non legale – di usufruire comunque dei contenuti. Con la diffusione del web, questi metodi di aggiramento sono diventati più efficaci, diffusi e semplici da utilizzare, al punto che il numero di utilizzatori è aumentato a dismisura.
Tale distribuzione illegale ha delle conseguenze dirette su artisti, produttori e emittenti che perdono i guadagni spettanti per legge e per contratto dalla visualizzazione, dall’acquisto o dalla sottoscrizione dell’abbonamento. Va detto che chi usufruisce illegalmente dei contenuti con tutta probabilità non pagherebbe il prezzo di mercato nel caso non vi fossero i siti e le piattaforme pirata, ciò non toglie che chi fornisce simili servizi si arricchisce sulle spalle di chi detiene diritti d’autore e di trasmissione.
Fino a poco tempo fa c’era un vuoto normativo che rendeva più semplice questa attività illecita e che rendeva anche complesso inserire nel quadro giuridico sia la fattispecie di reato che le conseguenti conseguenze sul piano civile e penale. Adesso che il vuoto normativo è stato colmato, esiste anche uno strumento che dovrebbe agevolare il blocco di questa attività, il piracy shield.
Il Piracy Shield bloccherà anche film e serie tv trasmesse illegalmente
Presentato come uno strumento in grado di rintracciare e bloccare le trasmissioni pirata, il piracy shield in un primo momento non ha intaccato più di tanto il principale obiettivo. Se da un lato è stato possibile rintracciare e oscurare i siti che trasmettevano illegalmente le partite e gli eventi live in generale, più complesso si è rivelato bloccare l’utilizzo dell’IPTV, conosciuto anche come “pezzotto”.

Il sistema utilizzato per offrire i contenuti illegali a chi decide di pagare il fornitore del pezzotto è strutturato in modo tale consentire un cambio frequenze ogni volta che quelle trovate dal piracy shield vengono oscurate. Ciò significa che lo scudo antipirateria è stato in grado di bloccare occasionalmente la trasmissione live, ma non ha avuto l’effetto dirompente che ci si attendeva.
La lotta alla pirateria però è appena iniziata e mese dopo mese l’Agcom lavora per migliorare lo scudo e renderlo più efficace. L’ultimo potenziamento è giunto tramite la delibera n. 680/13/CONS, aggiornata per adeguarsi alle previsioni del Digital Service Act. Il primo cambiamento riguarda la possibilità di oscurare entro 30 minuti il contenuto segnalato: adesso non riguarda solo gli eventi sportivi ma anche altri contenuti trasmessi live come film e serie tv coperte da diritto d’autore.
Tale possibilità riguarda sia i contenuti trasmessi illegalmente tramite “pezzotto” che quelli che vengono trasmessi sui siti web. La nuova deliberà permette di oscurare sia gli IP che i DNS entro 30 minuti dalla segnalazione effettuata dai titolari dei diritti d’autore. Inoltre l’invito ad oscurare i siti pirata è stato esteso anche alle VPN e ai DNS pubblici, utilizzati finora dagli utenti per aggirare il blocco.
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Cosa rischia chi utilizza siti pirata e pezzotto
Le modifiche al piracy shield non hanno riguardato la normativa base, dunque non sono state modificate le pene previste per chi trasmette contenuti pirata e per chi ne usufruisce. L’obiettivo primario è sempre quello di bloccare la diffusione illegale di contenuti prodotti dai diritti d’autore e trasmissione, dunque individuare e arrestare coloro i quali si arricchiscono con questa attività illecita.

Tutto ciò che c’è da sapere è contenuto nella legge antipirateria (n.633/41 all’art. 171- octies), che prevede sanzioni e pene sia per chi trasmette che per chi usufruisce:
- Chi trasmette o vende contenuti pirata è punito con una multa che parte dai 2.582 ai 25.822 e con la reclusione da 6 mesi fino a 3 anni in base alla gravità del reato commesso.
- Chi visualizza o acquista contenuti pirata rischia una multa di 154 euro che può arrivare fino a 5.000 in caso di recidiva o quantitativo esondante di contenuti illegali posseduti. Non è prevista la reclusione, ma la confisca degli strumenti utilizzati per vedere contenuti illegali.





