Sono tante le cose da tenere sotto osservazione quando arriva un divorzio, ma avete mai pensato cosa accade col cane?
Il nostro fedele amico a quattro zampe, spesso, rimane tristemente un oggetto di contesa dopo la fine di una storia d’amore, ma cosa dice la legge? I cani sono ormai dei veri e propri membri della famiglia. Quando li prendiamo dal canile, o li acquistiamo, è anche la coronazione di un amore, anche perché segnano un qualcosa da condividere molto più di un qualsiasi oggetto e secondi in questo senso forse solo ai figli.
La loro tenerezza e il loro modo di essere diventa per noi modo per renderli parte integrante della nostra famiglia. Spesso sono però anche loro a soffrire quando finisce un amore e i suoi due padroni inevitabilmente dovranno decidere con chi staranno. Inevitabilmente perderanno una parte della loro quotidianità e potrebbero soffrirne come capita proprio a un bambino.
Spesso questo particolare passa in secondo piano e non viene mai discusso, ma cosa dice la legge in merito a una situazione davvero complessa sotto ogni punto di vista? Andiamo a scoprirlo.
Cosa accade al cane dopo il divorzio?
Anche i cani sono tristemente vittime di un divorzio, di un amore finito. Questo perché vedranno la loro vita quotidiana completamente stravolta sotto il punto di vista delle abitudini a cui sono tanto legati.
Fino a oggi il cane è stato considerato alla stregua di un “bene mobile” che può essere disciplinato con un affidamento. In caso di divorzio o semplice separazione, seguendola legge si dovrebbe affidare al proprietario presente sul libretto. Va detto però che, in questa situazione, i giudici applicano una data sensibilità e spesso, per il benessere dell’animale, seguono le esigenze del nostro amico a quattro zampe.
Claudia Taccani, avvocato dello Sportello Legale di Oipa, specifica alcune cose, come riportato da Kodami.it: “Le fattispecie sono varie. Ci sono casi in cui nessuno dei due si vuole occupare del cane, ma nella stragrande maggioranza dei casi entrambi i proprietari vogliono occuparsene e per questo è fondamentale la presenza di mediatori”.
Se si parla di separazione consensuale starà agli avvocati questo ruolo, che scriveranno nell’accordo di separazione le modalità in cui il cane andrà gestito. Se invece si parla di divorzio giudiziale, come spiega la dott.ssa Taccani: “Il chip obbligatorio viene intestato sempre a una sola persona e spesso durante il litigio chi ha la titolarità pretende di tenere l’animale senza nessuna apertura. Noi, come avvocati, ricordiamo che il microchip dimostra la titolarità, ma non è una verità assoluta. Se si riesce a dimostrare che si è di fatto la persona di riferimento del cane si possono avanzare pretese”.