Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni sulla possibilità di uno sviluppo da parte di Kiev di un’arma nucleare
L’Ucraina è pronta a sviluppare una bomba atomica. A dirlo è un documento interno presentato al ministero della Difesa, che però ha immediatamente smentito questa possibilità. L’ipotesi resta comunque sul tavolo soprattutto se da parte dell’amministrazione Trump ci dovesse essere un cambio di approccio.
La nostra redazione ha contattato Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia di Geopolitica.info, per fare il punto della situazione e capire se questa possibilità è reale oppure no.
Lorenzo Riggi, quale significato possiamo dare al documento che sta girando in queste ore sulla possibilità di uno sviluppo della bomba atomica da parte dell’Ucraina?
“Partiamo dal presupposto che si tratta di un documento interno e abbiamo poche notizie. L’idea di fondo è comunque quella di immaginare scenari alternativi che possano garantire la sicurezza all’Ucraina indipendentemente dal proprio ingresso nella Nato o meno. Fondamentale la sicurezza può avvenire in due modi: attraverso le Nazioni Unite oppure il riarmo massiccio. Ed è questa la direzione verso la quale Kiev vorrebbe andare. Dovendo immaginare scenari futuri con possibili rischi, si valuta anche l’opzione del nucleare. Che è assolutamente estrema rispetto ad altro. Teoricamente può essere un qualcosa sul tavolo dal punto di vista tecnico, ma ci sono diversi aspetti da considerare“.
L’Ucraina di oggi può preparare una bomba atomica?
“Sia nel documento che in altre occasioni è stata ventilata l’ipotesi di dotarsi di armi molto vicine a quelle di Hiroshima e Nagasaki. Parliamo di ordigni molto basilari. È vero che siamo nel campo di una fisica e ingegneria avanzata, ma parliamo sempre di una tecnologia sviluppata 80 anni fa. Per questo è uno scenario teoricamente possibile. Ma ci sono delle cose da valutare. Se oggi le potenze nucleari sono nove, significa qualcosa. Difficile immaginare che Kiev possa diventare la decima creando un precedente. Pensiamo anche che la Corea del Nord è sottoposta a sanzioni pesantissime ormai da quasi 20 anni. Uno scenario non sicuramente perseguibile per un Paese come l’Ucraina“.
Nel caso in cui si dovesse pensare ad uno scenario simile, l’Ucraina potrebbe essere bloccata da Stati Uniti ed Europa?
“Probabilmente sì. Dare il via libera ad una operazione simile aprirebbe il rischio ad una fuga in avanti di qualsiasi altro Paese del sistema internazionale. Non ci sarebbero più delle regole ben chiare. Ricordiamo anche che la prima amministrazione Trump aveva stralciato l’accordo sul nucleare iraniano e immaginare ora una concessione a Kiev è molto difficile. Potrebbe esserci una dissuasione molto forte da parte di Bruxelles e Washington“.
Rimanendo sul rapporto tra Kiev e Washington. Trump ha annunciato di voler nominare un inviato per la pace in Ucraina. Può essere questa la svolta.
“È un segnale chiaro da parte dell’amministrazione Trump. Ora resta da capire il profilo scelto. Sicuramente un inviato confermerebbe la volontà di Trump di chiudere il conflitto in corso, ma sull’effettiva efficacia bisogna ancora aspettare. Non è chiaro qual è la visione del presidente eletto e le sue disponibilità a cedere qualcosa ai russi. Quindi sicuramente potrebbe essere un passo in avanti importanti, ma dipende da tante cose. Diciamo che ad oggi il timore di Kiev è quello di restare da soli per questo motivo si sta ventilando l’ipotesi di armi nucleari”.
Con Trump sono diminuite le chance di entrare nella Nato da parte dell’Ucraina?
“In termini di disponibilità delle amministrazioni sì. Biden era stato più possibilità. Al netto di questo, serve il consenso degli altri Stati membri e diciamo che molti alleati europei non avevano aperto a questa possibilità“.
Quale potrebbe essere la reazione di Zelensky sul campo allo stop degli aiuti da parte di Washington?
“Realisticamente, ma oramai lo sono da un anno buono, continuerà a restare sulla linea difensiva. Biden ha annunciato recentemente un nuovo pacchetto, ma è chiaro che l’Ucraina non ha la forza per portare azioni offensivi. Quindi saranno molto cauti sia per questo, ma anche per l’evoluzione degli aiuti e del ritmo con i quali questi saranno dati. Non si procederà con azioni offensive. Ed è per questo che continuano a difendere i territori conquistati a Kursk“.
Ma il presidente ucraino continuerà a chiedere pubblicamente questi aiuti?
“Sì, assolutamente sì. Lui continuerà a chiedere aiuti. Già nei primi comunicati dopo la vittoria di Trump ha richiamato uno dei termini chiave dell’amministrazione del presidente eletto: ovvero la pace attraverso la forza. Un gesto per richiamare l’attenzione del nuovo inquilino della Casa Bianca. L’Ucraina ha bisogno di aiuti e il presidente continuerà a chiederli. Bisogna anche sottolineare che con la prima amministrazione Trump Kiev non ricevette praticamente aiuti da Washington“.