Il 2024 non porterà belle notizie a tutti: alcune categorie subiranno importanti tagli sulle pensioni. Vediamo di chi si tratta.
Il nodo delle pensioni continua ad essere il più difficile da sciogliere e sicuramente non lo si scioglierà nel 2024. L’anno che inizierà a breve porterà pessime notizie ad alcune categorie che subiranno importanti tagli sull’importo della pensione.
A fronte di milioni di pensionati che, nel 2024, vedranno crescere i loro assegni mensili, altri subiranno, invece, tagli massicci. Il Governo Meloni si trova impossibilitato ad agire diversamente: la coperta si fa sempre più corta tra abbassamento delle aliquote Irpef, taglio del cuneo fiscale, rivalutazione delle pensioni, riconferma dei bonus e nuovo Reddito di cittadinanza.
Mancano risorse. Tante risorse. Per recuperarne almeno una parte il premier Giorgia Meloni e la sua squadra di Governo hanno preso una decisione: tagliare sulle pensioni di alcune categorie di lavoratori. I tagli comporteranno riduzioni comprese tra 365 euro e 3110 euro. Tagli importanti che stanno già sollevando polemiche e scioperi sindacali. Ma l’Esecutivo non sembra disposto a cambiare idea. Non può permetterselo.
Lavorare una vita e ritrovarsi con una pensione molto più bassa di quella che ci si aspettava, è sicuramente un’ingiustizia. Ma in questo momento pare evidente che il Governo Meloni non sappia come altro muoversi per trovare risorse finanziarie e rimpolpare le casse statali. A farne le spese saranno 4 categorie specifiche.
Sanitari, ufficiali giudiziari, dipendenti degli enti locali e docenti di scuole materne e primarie parificate: saranno queste le categorie di dipendenti pubblici penalizzate a partire dal prossimo anno. I loro assegni previdenziali saranno ricalcolati per intero con il sistema contributivo, senza cioè tenere conto delle quote retributive degli anni precedenti al 1995, prima dell’entrata in vigore del sistema contributivo appunto.
La misura drastica non riguarderà tutti i lavoratori di queste categorie ma solo coloro che hanno meno di 15 anni di lavoro antecedenti al 1995. In pratica saranno penalizzati coloro che hanno iniziato a versare i contributi tra il 1981 e il 1995. Secondo le stime i tagli riguarderanno almeno 732mila lavoratori e, nell’arco di vent’anni, faranno risparmiare allo Stato più di 20 miliardi di euro.
Negli ultimi giorni il Governo, in seguito alle forti pressioni da parte dei sindacati, sembra aver aperto la possibilità a concedere tre deroghe. Prima deroga: nessun taglio sulle pensioni di coloro che raggiungeranno i requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria o per la pensione anticipata ordinaria entro il 31 dicembre 2023. Seconda deroga: pensione intera e senza tagli per chi raggiungerà i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia ordinaria nel 2024.
Infine la terza e ultima deroga riguarderà solo i medici. I medici che, pur raggiungendo i requisiti necessari per accedere alla pensione anticipata ordinaria, resteranno a lavoro altri 36 mesi circa non subiranno alcun taglio sulla pensione. Considerando che la pensione anticipata ordinaria richiede almeno 42 anni e 10 mesi di contributi o 41 anni e 10 mesi per le donne, si tratterebbe di lavorare all’incirca per 46 anni.