Per fronteggiare la crisi economica, il Governo vuole recuperare un miliardo. Ecco chi subirà il taglio delle pensioni nel 2024
In Italia, il tema delle pensioni è, da sempre, uno dei più dibattuti sotto il profilo politico e sociale. I nostri pensionati, che poi sono i nostri genitori e i nostri nonni, soprattutto in alcuni territori, rappresentano quel welfare che lo Stato non riesce a dare, dando un supporto economico fondamentale alle famiglie. Ora, però, arrivano alcune notizie sui possibili tagli nel 2024. Ecco cosa accadrà.
La situazione economica che vive il nostro Paese è di quelle a dir poco preoccupanti. Un’inflazione sempre più galoppante ha eroso e sta erodendo il potete d’acquisto delle famiglie italiane.
I rincari hanno riguardato ogni settore. Dall’energia, con le bollette di luce e gas, ai carburanti, con diesel e benzina sopra i due euro al litro. E sono aumentati anche i prezzi riguardanti l’estate che volge al termine e, ora, quelli riferiti al materiale scolastico, con il rientro in aula ancor più traumatico.
Il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha dunque fin qui concentrato i propri sforzi maggiormente sui provvedimenti di tipo economico, istituendo diversi bonus. Ma quanto potrebbe invece accadere sulle pensioni a partire dal 2024, preoccupa non poco.
Il taglio delle pensioni: chi ci perde?
Secondo quanto emerge, nel 2024 potrebbe esserci il ritorno al meccanismo di rivalutazione già attuato nel 2019. Per fronteggiare l’emergenza economica, il Governo ha bisogno di risorse che, al momento, scarseggiano. E così, con questi tagli alle pensioni, a partire dal 2024, si punterebbe a recuperare poco più di 1 miliardo di euro dalla rivalutazione, risorse che potrebbero essere destinate ad aumentare le pensioni minime portandole, ma solo per gli over 75, a toccare quota 700 euro.
Come detto, si tornerebbe al meccanismo del 2019, che risulta più conveniente sopra le 8 volte il trattamento minimo. Tuttavia il rischio è che sopra una certa soglia – che deve essere ancora individuata – la rivalutazione possa essere persino azzerata.
Ma, dunque, chi subirebbe i maggiori danni economici di un eventuale taglio? Il Governo starebbe pensando a una penalizzazione per gli assegni di importo superiore alle 3 volte il trattamento minimo, quindi sopra i 1.691,22 euro, per i quali anziché una rivalutazione piena ne scatterebbe una del 97%. Un esempio: chi percepisce una pensione di 2.000 euro, avrebbe un incremento di 110 euro, anziché 114.
Chi ha, invece, una pensione compresa tra le 4 – 2.254,96 euro – e le 5 – 2.818,70 euro – volte il trattamento minimo, il taglio sarebbe più importante, dato che si passerebbe dal 4,845% (85% del tasso di rivalutazione) al 4,389% (77% del tasso di rivalutazione). In termini pratici, chi ha una pensione da 2.500 euro, avrebbe un incremento di 109 euro, a fronte di 121 euro.