Sentenza Consiglio di Stato: stop multe per i commercianti senza POS. Si ritorna al via!

Tutti voi avrete giocato almeno una volta nella vita al Gioco dell’Oca e vi sarà successo di capitale sulla casella 58, sinistramente chiamata “lo scheletro”, che fa tornare alla casella n.1, da dove bisogna ricominciare tutto da capo. Qualcosa di simile è successo a una legge, teoricamente, e praticamente, in vigore del 30 giugno del 2014, a cui pochi si sono adeguati, continuando imperterriti a commettere il reato che questa avrebbe dovuto sanzionare, senza farsi neanche troppi problemi né etici né pratici. Un vero e proprio pasticcio di quelli che solo noi creativi e burocratizzati italiani riusciamo a combinare.

Cerchiamo di capire prima di tutto chi sono gli sfacciati “briganti” che con tanta ostinazione continuano a delinquere senza, in buona sostanza, farlo davvero. Stiamo parlando dei commercianti, degli artigiani e dei professionisti che lavorano a contatto con il pubblico, categorie che, per l’appunto, dall’estate di 4 anni fa, sono per legge obbligati a fornire un POS – una di quelle “macchinette” che permette di utilizzare la carta di credito o il bancomat per eseguire i pagamenti – ai propri clienti e a permettere loro di pagare la prestazione effettuata con un transazione tracciabile.

Del resto va anche sottolineato come oggi siano tutti in possesso di una carta elettronica di pagamento, vista la grande offerta che i vari istituti di credito, tutti dotati di un’anima anche online, per non parlare di quelli che operano esclusivamente sul Web, sono oggi in grado di mettere a disposizioni dei clienti: carte di credito standard, bancomat con microchip e tecnologia contactless e la versatile carta conto (approfondimenti su http://www.cartedipagamento.com/migliori-carte-conto-iban.htm), una carta che ha le funzioni principali della classica carta prepagata e in più è dotata anche di IBAN e svolge, quindi, anche la funzione di conto corrente, tanto per citare gli strumenti di pagamento più conosciuti.

Tre sono i momenti fondamentali della nascita, dell’evoluzione e della “morte” di questa legge, varata con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e costringere quei professionisti, come gli idraulici, gli avvocati, i tassisti, i cassieri delle pizzerie, che hanno più possibilità di entrare in contatto con clienti che possono pagare in contanti.

Il primo è l’inserimento della norma nel Decreto Crescita di Monti del 2012, con decorrenza di applicazione della stessa a partire dal famigerato giugno del 2014; il secondo è l’introduzione nella Finanziaria del 2016 della sanzione, la cui entità, però, viene demandata ad apposito Decreto varato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per chi non si adegua all’obbligo; il terzo, e ultimo, à la sentenza del Consiglio di Stato depositata il 1° giugno di quest’anno che manda il tavolo da gioco a gambe all’aria, perché stabilisce che la sanzione, non essendo presente ab origine nel testo del 2012, non può essere considerata valida per la poca chiarezza con cui è stata introdotta in seguito

Praticamente ci troviamo di fronte al seguente paradosso: da ben quattro anni l’idraulico che viene a cambiarvi il sifone sotto il lavello della cucina è obbligato per legge e permettervi il pagamento con carte elettroniche, ma se non lo fa non potete fare assolutamente niente, perché tanto non deve pagare neanche un centesimo di multa.

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