Tantissimi contribuenti hanno diritto ad un rimborso per la TARI versata senza saperlo: ecco come fare a capirlo e come ottenerlo.
Ogni mese bisogna fare i conti con spese da sostenere e per alcuni questo si traduce in grosse difficoltà di gestione. Non sempre gli stipendi sono infatti sufficienti a garantire la copertura delle scadenze e ci sono casi in cui una riduzione del lavoro o dello stipendio possono gravare ulteriormente su una situazione già complessa di suo.
Si parla spesso di quanto possa pesare il mutuo o l’affitto di una casa, quanto sia complesso mantenere l’allaccio di gas ed energia quando ci sono i rincari, meno spesso si fa riferimento a quanto incidono le tasse governative sull’economia di una famiglia. Se lo stipendio viene tassato all’origine (dunque arriva in forma netta per chi è dipendente), lo stesso non vale per l’auto e tutti i servizi inerenti alla gestione della casa.
Una delle tasse più ingenti è sicuramente la TARI (tassa per la gestione dei rifiuti) che va pagato annualmente e può essere suddivisa in varie rate. Questa viene calcolata sommando una parte fissa che viene calcolata moltiplicando i metri quadrati dell’immobile per il numero degli abitanti e una variabile collegata solo al numero di occupanti.
L’importo da pagare varia da comune a comune, dunque in base alla zona in cui si abita bisogna conoscere qual è l’importo stabilito per metro quadro. Non di rado i comuni calcolano in eccesso la tassa dei rifiuti e in questi casi i contribuenti possono fare ricorso e ottenere un rimborso.
Rimborso TARI: quando e come si può richiedere
Gli errori di calcolo della TARI sono spesso in eccedenza, questo perché i comuni sbagliano a calcolare la parte variabile della tassa applicandola ad ogni unità immobiliare, mentre questa andrebbe calcolata sull’intera utenza. Per rendersi conto dell’errore è sufficiente controllare l’avviso di pagamento, visto che su questo sono indicati: i dati catastali, la superficie immobiliare, il numero dei componenti e le 2 quote, fissa e variabile.
Nel caso in cui nella parte variabile siano indicate le pertinenze oltre che l’abitazione principale, il calcolo è stato effettuato su ogni unità immobiliare e dunque risulterà superiore a quello realmente dovuto. Una volta accortisi dell’errore si può procedere con la richiesta di rimborso. Bisogna ricordare che il contribuente ha diritto a ricevere il rimborso fino a 5 anni dopo il pagamento.
Una volta verificato l’errore, il comune di residenza dovrebbe versare il rimborso al contribuente entro 180 giorni dalla ricezione della richiesta. Nel caso in cui questa venisse rigettata, il contribuente ha 60 giorni di tempo per fare ricorso alla commissione tributaria provinciale territorialmente competente.
La richiesta va presentata con raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite Pec, in entrambi i casi è necessario che questa sia firmata dall’intestatario dell’utenza e che vengano citati gli estremi dell’interrogazione parlamentare n. 5-10764 del 18 ottobre 2017. Vanno aggiunto inoltre in allegato gli avvisi di pagamento della TARI che contengono i seguenti dati:
- il riepilogo dell’importo da pagare e il dettaglio delle somme,
- i dati catastali dell’immobile,
- la superficie tassata,
- il numero degli occupanti,
- la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare.