Dopo quale importo del debito scatta il pignoramento e, soprattutto, quanto può sottrarre il debitore dalle carte? Facciamo chiarezza.
Il pignoramento del conto corrente è un modo per un creditore di recuperare ciò che gli è dovuto. In pratica, il creditore può richiedere al giudice di espropriare le somme presenti nel conto del debitore, e la banca diventa il terzo coinvolto in questa procedura.
Tuttavia, chi ha contratto un debito e dispone di risparmi su una carta o accredito di stipendio o pensione sul conto, può iniziare ad avere qualche perplessità in merito alle modalità di riscossione. Visto e considerato che non tutti conoscono l’iter prestabilito, è bene fare un po’ di chiarezza, spiegando in maniera semplice cosa accade del momento in cui scatta un pignoramento e, quando questo accade.
In primo luogo, il processo inizia sempre con la notifica di un atto di pignoramento sia al debitore che alla banca. Questo documento deve indicare il motivo del pignoramento e l’importo da recuperare. Una volta notificato, la banca deve comunicare al creditore se ci sono fondi disponibili sul conto. Se il conto è ‘capiente’, il creditore può decidere di proseguire con il pignoramento. Dopo la notifica, la banca ‘congela’ le somme disponibili fino all’udienza in tribunale. In questa udienza, il giudice decide l’ammontare delle somme da assegnare al creditore, che dipendono da diversi fattori. Ma vedremo nel dettaglio.
Da quale somma scatta il pignoramento del conto corrente e quanto viene prelevato?
Partiamo col dire che non c’è un importo minimo sotto il quale il pignoramento non possa partire. Anche debiti piccoli, come 500 euro, possono portare al pignoramento. Questo è importante da sapere, perché se il conto è attivo, il creditore può sempre recuperare le spese legali. Tuttavia, per chi è dipendente o pensionato, esistono alcune protezioni da considerare. Dalle entrate del debitore, fino all’ente con cui si ha il debito.
Se il debitore è un lavoratore dipendente o un pensionato, ci sono alcune somme che non possono essere pignorate. Gli importi già presenti sul conto, provenienti da stipendio o pensione, sono pignorabili solo se superano il triplo dell’assegno sociale (che attualmente è circa 1.600 euro). Se il saldo è inferiore, non c’è rischio di pignoramento.
Inoltre, è fondamentale che sul conto non arrivino altre somme, come affitti, perché in tal caso non si applicano le stesse protezioni. Inoltre, i futuri accrediti di stipendio o pensione possono essere pignorati, ma solo fino a un quinto. Anche qui va fatta una precisazione, poiché quando il pignoramento è eseguito dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, ci sono ulteriori limiti, ossia:
- un decimo se la mensilità non supera 2.500 euro;
- un settimo se l’importo è compreso tra 2.500 e 5.000 euro;
- un quinto se supera 5.000 euro.
Infine, è bene ricordare che le mensilità che arrivano dopo la notifica del pignoramento non possono essere bloccate dalla banca; questo, con lo scopo di assicurare una protezione economica al creditore.