Le ultime ipotesi sul fronte delle pensioni preoccupano, i casi nei quali si rischia il taglio del trattamento fino a 600 euro.
Quello delle pensioni è un tema delicato sul quale tutti i governi si arrovellano nel tentativo di arrivare ad una riforma soddisfacente per la popolazione ma che consenta di mantenere solida la tenuta dei conti pubblici ed in particolare il bilancio dell’Inps. Dal giorno della legge Fornero in tanti hanno tentato di arrivare al suo superamento, senza successo.
Ci si è dunque mossi per vie traverse introducendo misure per la pensione anticipata o cercando di intervenire sulle pensioni minime per aumentarle il più possibile, restando comunque lontani dall’obiettivo dei 1000 euro al mese che a suo tempo Berlusconi si era prefissato. In tale contesto ci sono anche ipotesi negative per quanto riguarda gli importi delle altre pensioni, alcune delle quali potrebbero subire un taglio fino a 600 euro. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
La questione della riduzione dell‘importo delle pensioni mensili è un argomento da non sottovalutare perché anno dopo anno investirà un numero sempre maggiore di lavoratori. Ed infatti l’attuale premier Giorgia Meloni l’aveva già affrontata nel suo discorso di insediamento spiegando il lavoro che dovrà essere fatto per andare a ristrutturare il sistema pensionistico allo scopo di garantire le giovani generazioni.
Il problema non è di poco conto è ed strettamente collegato al progressivo passaggio dal regime retributivo a quello contributivo, che provocherà una drastica riduzione dell’importo mensile del trattamento pensionistico. Gli assegni potrebbero di fatto diventare ancora più bassi di quelli odierni considerati già inadeguati a sostenere l’andamento dell’inflazione.
Il problema riguarda, nella fattispecie, tutti i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996, anno a partire dal quale la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo.
E, secondo i calcoli, sono in tanti coloro che rischiano, una volta raggiunti i requisiti per la pensione, di ricevere un assegno mensile di importo addirittura inferiore a quello della pensione minima pari a 598,61 euro. Questo perché l’assegno, con il contributivo, viene calcolato tenendo conto di tutti i contributi che il lavoratore ha versato, utilizzando un coefficiente (variabile in base all’età di accesso alla pensione) per determinare l’importo.
Questo può comportare il rischio di ritrovarsi con pensioni di ridottissimo importo e, come dicevamo, in molti casi anche inferiore al trattamento minimo.