Molti si trovano a scegliere tra il proprio lavoro e la famiglia. Ma se ci si licenzia per motivi familiari spetta la disoccupazione oppure no? Cerchiamo di capirlo insieme.
Una delle domande più comuni tra i lavoratori è se sia possibile ottenere l’indennità di disoccupazione (NASPI) in seguito a un licenziamento volontario per motivi familiari. In questo articolo, esamineremo attentamente le normative che regolano la NASPI e le alternative disponibili per coloro che si trovano nella difficile situazione di dover lasciare il lavoro per motivi legati alla famiglia.
Di base, purtroppo, se un lavoratore decide di lasciare volontariamente il proprio lavoro per motivi familiari, non ha diritto all’indennità di disoccupazione. La legge stabilisce che la NASPI è erogata solo in caso di licenziamento, anche per giusta causa, o dimissioni per giusta causa. In questo caso infatti, le dimissioni per giusta causa devono essere supportate da comportamenti colposi del datore di lavoro che rendano intollerabile la prosecuzione del rapporto di lavoro.
La giusta causa che giustifica le dimissioni deve derivare da un comportamento colposo del datore di lavoro, come l’omesso versamento di stipendi o contributi, atteggiamenti mobbizzanti, demansionamento, trasferimento ingiustificato, violazioni della sicurezza sul lavoro, o negazione dei diritti del lavoratore. Tuttavia, motivi familiari non rientrano in questa categoria, e neppure motivi di salute oggettivi e invalidanti.
La logica dietro la regola che esclude l’indennità di disoccupazione in caso di licenziamento volontario è basata sul concetto che questa indennità è pensata come sostegno per chi perde il lavoro contro la propria volontà. Il licenziamento volontario, anche per ragioni familiari o personali, non rientra in questa categoria.
Anche motivi di salute incompatibili con le mansioni non danno diritto alla disoccupazione a meno che il datore di lavoro non decida di licenziare il dipendente. Non esistono eccezioni alla regola che il licenziamento volontario esclude l’indennità di disoccupazione. Tuttavia, in alcune circostanze, potrebbero essere disponibili altri tipi di supporto o indennità specifiche, in base alla situazione familiare o personale.
Se ci si trova nella difficile situazione di dover lasciare il lavoro per motivi familiari, è possibile valutare alternative come l’assistenza sociale, eventuali indennità per i caregiver familiari o la ricerca di un’occupazione più flessibile o part-time che si adatti alle esigenze personali.
Una possibile soluzione potrebbe essere avviare una discussione con il datore di lavoro per valutare opzioni come il congedo non retribuito o altre forme di flessibilità lavorativa. Alcune aziende potrebbero essere disposte a considerare soluzioni che soddisfino le esigenze del dipendente senza dover ricorrere al licenziamento volontario.
In conclusione, licenziarsi volontariamente per motivi familiari esclude l’indennità di disoccupazione secondo le normative vigenti. Tuttavia, esistono alternative e possibilità di negoziazione con il datore di lavoro che potrebbero consentire al lavoratore di affrontare le sfide familiari senza dover rinunciare al sostegno economico offerto dalla NASPI.