Importanti novità per stipendi e pensioni con la legge di Bilancio 2024. Vediamo insieme nei dettagli cosa cambierà.
È quasi giunto al termine il primo anno di lavoro del Governo Meloni. A settembre, con la nota aggiornata al Def, si potranno gettare le basi per la prossima legge di Bilancio ma già si prevedono importanti novità per stipendi e pensioni.
La legge di Bilancio 2023 è stata positiva per milioni di pensionati che hanno visto crescere i loro assegni. Infatti le pensioni minime – quelle di importo pari o inferiore a 563,74 euro – sono state portate a 572 euro per chi ha meno di 75 anni e a 600 euro per chi ha già 75 anni. Cosa succederà con la legge di Bilancio 2024? Tutti gli italiani sono in attesa di una riforma delle pensioni che favorisce le uscite anticipate senza penalizzare gli assegni. Ma anche i lavoratori attendono di veder crescere i loro stipendi. Le novità ci saranno e saranno importanti.
Legge di Bilancio 2024: ecco cosa succederà
Con la legge di Bilancio 2024 il Governo vorrebbe apportare modifiche di rilievo a stipendi e pensioni e introdurre anche misure di prepensionamento strutturali. Tuttavia bisogna fare i conti con la mancanza di risorse finanziarie.
Per il 2024 l’obiettivo è portare il debito pubblico allo 0,7% del Pil. Ma per tagliare il traguardo bisogna prima far crescere il Pil dell’1,5%. Con la prossima legge di Bilancio il Governo si gioca non solo la riconferma del consenso degli italiani ma le elezioni europee. Dunque quali misure potrebbero essere approvate? Sicuramente non si tornerà indietro e, sul fronte degli stipendi, verrà riconfermato l’abbassamento dell’aliquota dal 10% al 5% sui premi di produzione fino a 3000 euro. Allo stesso modo è prevedibile che venga riconfermato lo sgravio contributivo che permette, ad ogni lavoratore, di trovarsi a fine mese con 100 euro in più in busta paga. Solo questa manovra, però, costerà allo Stato 9 miliardi di euro.
Molto più complicato il discorso sulle pensioni e lì sarà necessario attendere il resoconto dell’Osservatorio per la spesa previdenziale, organismo istituito dal Ministero del Lavoro. Si può comunque già escludere l’estensione a tutti i lavoratori di Quota 41, come vorrebbe la Lega. Estendere a tutti Quota 41 – che prevede il pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età- comporterebbe una spesa di circa 5 miliardi di euro solo per il primo anno.
Molto più probabile, invece, la riconferma per tutto il 2024 di Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Siamo ancora ben distanti, insomma, dal superamento definitivo della legge Fornero. Un grande punto interrogativo pende su Quota 96: misura cancellata nel 2012 dal Governo Monti. Questa forma di pensione anticipata consente di smettere di lavorare a 61 anni con 35 di contributi. Non si esclude che possa venire reintrodotta ma solo per alcune categorie molto specifiche come, ad esempio, chi svolge lavori usuranti.