I titolari di Partita Iva sono tenuti a pagare tasse e contributi in autonomia e l’Agenzia delle Entrate impone nuovi controlli anti-evasione.
Stando ai dati del Dipartimento delle Finanze del MEF il numero di titolari di Partita Iva in Italia è in crescita costante. Le stime del 2022 parlavano di oltre 3,8 milioni, in crescita rispetto all’anno precedente e in crescita ulteriore in quelli successivi.
Le categorie che per lavorare necessitano di Partita Iva, in effetti, sono numerose e comprendono un vasto bacino di utenti, dai commercianti ai liberi professionisti. La caratteristica principale del lavoro autonomo con Partita Iva riguarda principalmente i propri obblighi fiscali.
Mentre per i lavoratori dipendenti tasse e, soprattutto, contributi sono calcolati in busta paga e versati in automatico, i lavoratori autonomi devono provvedere ad adempiere ai propri obblighi fiscali. Bisognerà dunque versare l’Iva, versare i contributi e rispettare determinate scadenze fiscali disseminate durante l’arco dell’anno.
Un nuovo strumento di monitoraggio fiscale punta a combattere l’evasione
Connesso alle Partite Iva, però, esiste il grande problema dell’evasione fiscale. Non è un segreto che in Italia molte categorie autonome tentino (e riescano) a evadere le tasse, magari dichiarando redditi annui di gran lunga inferiori ai guadagni effettivi.
Per questa ragione l’Agenzia delle Entrate è sempre intenta a effettuare controlli e a proporre nuovi strumenti per “invitare” gli utenti a far fronte ai propri obblighi fiscali in modo del tutto trasparente. L’ultima novità riguarda uno strumento di monitoraggio che sarà disponibile nel proprio cassetto fiscale a partire dal 20 settembre.
Si tratta di un’iniziativa volta a rilevare il rischio di evasione che assegnerà un punteggio da 1 a 10 a oltre 2,7 milioni di detentori di Partita Iva. In base allo storico dei pagamenti e della condotta fiscale, infatti, l’AdE assegnerà punteggi rossi da 1 a 6, gialli tra 6 e 8 e verdi da 8 a 10. In base al punteggio, inoltre, il contribuente potrà essere invogliato a sottoscrivere un patto di collaborazione con l’AdE al fine di evitare controlli specifici.
In altre parole se lo strumento di monitoraggio dovesse affibbiarci un punteggio basso, il mirino dell’AdE potrebbe spostarsi su di noi. In tal modo potremmo essere invogliati a metterci in regola con il fisco al fine di evitare controlli ed eventuali, salate sanzioni.
Entro il 31 ottobre si potrà dunque stipulare un Concordato Preventivo Biennale (CPB) con il fisco, che provvederà a calcolare le imposte dovute in base non ai guadagni dichiarati, ma a quanto si ipotizza che l’utente potrebbe guadagnare.