Chieti. I ristori previsti per le attività commerciali ed artigianali devono superare il meccanismo inadeguato dei cosiddetti “codici Ateco”, ed essere invece rapportati al calo di fatturato, che resta l’unico strumento per valutare davvero lo stato di salute di un’impresa. Lo afferma Letizia Scastiglia, direttore della Cna provinciale di Chieti, secondo cui «la denuncia della grave condizione di disagio vissuta da commercianti ed artigiani, soprattutto nei centri più grandi del nostro territorio, costretti alla chiusura dalle nuove misure adottate per il contenimento della pandemia o alle prese con drastici cali del fatturato, impongono un profondo ripensamento dei criteri di assegnazione dei ristori: con la “zona rossa” diventa superata la distinzione tra le attività chiuse per ordinanza e quelle che, pur rimanendo aperte, vedono il proprio giro d’affari fortemente ridimensionato se non quasi azzerato».
A detta di Scastiglia, dunque, di fronte a questa nuova situazione, «che cambia drasticamente il quadro che abbiamo di fronte, i meccanismi sin qui individuati nei decreti del Governo, come ha giustamente osservato la Cna Nazionale, non riescono a dare adeguata tutela alle imprese, autonomi e professionisti che compongono le filiere colpite dalle misure restrittive. Il crollo della domanda sta interessando aree sempre più estese di attività, e questo rende del tutto inadeguato il meccanismo individuato attraverso i “codici Ateco”. Perciò, il calo di fatturato diventa come detto l’unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese: il riferimento però non può essere limitato allo scorso mese di aprile, ma deve tenere in debita considerazione una fascia temporale più ampia, vista la ciclicità di molti settori dell’economia» «Ovvio – conclude – che serviranno ulteriori risorse finanziarie, anche di carattere regionale, per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento».