Il prestito della propria abitazione a un familiare non è una situazione così rara, ecco come sottrarsi a grane con l’Agenzia delle Entrate.
Lasciare temporaneamente un’abitazione a un parente non è certo un caso così improbabile, può rispondere a diverse motivazioni e necessità e non è certo vietato dalla normaitiva. Tuttavia occorre sapere come muoversi, soprattutto nell’eventualità che il prestito si protragga a lungo nel tempo.
Questo può diventare necessario per scongiurare controversie future tra familiari, purtroppo sempre possibili, ma anche per non incorrere in problemi con il Fisco. Un accordo in forma scritta, un contratto quindi, che rispetti i termini previsti dalla legge è sempre la migliore garanzia per evitare incomprensioni e se redatto seguendo le normative, evita controversie di tipo fiscale.
Il prestito di un immobile a un familiare può avvenire per diverse motivazioni: per solidarietà familiare, in caso di necessità economica o di salute quindi, per un trasloco o trasferimento di chi richiede il prestito, per motivo di lavoro, di studio o semplici soggiorni per vacanze, per condivisione delle spese o per scambi culturali.
Questo elenco serve per comprendere meglio quali sono le circostanze e come comportarsi in relazione a esse. Infatti partendo dai presupposti si può avere chiarezza sui termini temporali del prestito, le responsabilità finanziarie delle parti (bollette, utenze, condominio per esempio), le reciproche richieste. Da questo emerge che il modo migliore per consolidare il prestito è attraverso un contratto scritto.
Il prestito può prevedere una locazione con il pagamento della di un canone mensile, anche se solitamente avviene in modo diverso. In tal caso la forma scritta e la registrazione all’Agenzia delle Entrate diventano necessarie e obbligatorie. Nel caso di prestito con locazione inferiore ai 30 giorni o a favore di cittadini stranieri non europei è obbligatoria la comunicazione alle autorità di polizia delle generalità di chi usa l’abitazione in prestito.
Nel caso di registrazione alle Entrate, non è necessaria la comunicazione alle forze dell’ordine. Altro modo di formalizzare il prestito è quello attraverso il comodato d’uso che è essenzialmente un contratto gratuito. Anche in questo caso è meglio stipularlo in forma scritta, anche se non è obbligatorio, entro 30 giorni dalla data di stipula dell’atto.
Un accordo orale deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate, solo se viene coinvolto un altro documento già attestato in precedenza. Da ricordare che la registrazione del contratto di comodato d’uso all’Agenzia consente di ottenere delle agevolazioni di tipo fiscale. Nel contratto deve essere presente la data di inizio e fine del prestito, la responsabilità finanziaria, le regole sulla manutenzione della casa e altre regole necessarie per scongiurare problemi e malintesi.