Il Governo Meloni vuole cambiare l’Assegno Unico. Ecco chi ci rimetterebbe (e chi no) con le novità annunciate dall’esecutivo.
Si profilano novità all’orizzonte per l’Assegno Unico e Universale per i figli a carico. Il Governo Meloni ha intenzione infatti di ripensare a fondo questa misura e intende introdurne un’altra che favorisca maggiormente le famiglie numerose.
Ore contate dunque per l’Assegno Unico. Più che eloquente il quotidiano Repubblica che in prima pagina ha titolato: “Addio all’assegno unico”. Perché l’esecutivo di centro-destra vuole cancellare l’Assegno Unico? Le ragioni sono diverse. E non sono soltanto politiche. Come accaduto col reddito di cittadinanza, al suo posto subentrerà un’altra misura.
Anche il nome dell’aiuto mensile è destinato a cambiare. Non cambierà invece la destinazione del nuovo assegno, che dovrebbe rimanere “universale” ovvero erogato a tutti i genitori (lavoratori dipendenti, autonomi, disoccupati, pensionati). A cambiare sarà la natura della misura, più aderente al disegno politico del Governo Meloni.
Assegno Unico, cosa cambierà con la mossa di Meloni
Sul Bilancio statale il peso dell’Assegno Unico e Universale corrisponde a 20 miliardi di euro. L’esecutivo non mira a un ridimensionamento delle risorse, ma piuttosto a una razionalizzazione dei fondi. Questo a cominciare dal taglio all’assegno base (57 euro a figlio) destinato alle famiglie che a) presentano domanda senza allegare l’ISEE, b) hanno un ISEE elevato (superiore a 45 mila euro).
In media l’Assegno Unico – erogato dall’Inps – si attesta intorno ai 200 euro. Nelle intenzioni del Governo l’importo del sostegno dovrà essere più generoso nei riguardi delle famiglie numerose, con disabili e con una storia lavorativa radicata nel nostro Paese. Allo stato attuale le maggiorazioni più significative riguardano:
- Famiglie con almeno 4 figli (maggiorazione forfettaria pari a 150 euro mensili per famiglia);
- Famiglie con 3 o più figli, limitatamente ai figli di età compresa tra 1 e 3 anni, che hanno diritto a un incremento del 50% per ogni figlio (solo per chi ha un ISEE fino a 43.240 euro);
- Famiglie con un neonato, limitatamente al primo anno di vita, alle quali spetta un incremento dell’importo del 50% (calcolato in base al valore ISEE);
- Per ogni figlio disabile fino a 21 anni di età spetta una maggiorazione pari a 113,50 euro mensili, in caso di non autosufficienza, oppure di 102,70 euro mensili in caso di disabilità grave e di 91,90 euro mensili in caso di disabilità media.
Attualmente ai genitori lavoratori spetta un’ulteriore maggiorazione pari a 32,40 euro, che si riduce gradualmente con un ISEE inferiore a 16.215 euro. Tra i genitori che lavorano c’è attesa, chiaramente, di un ritocco verso l’alto della maggiorazione.