Era il 1850 e un’innovazione senza pari sconvolgeva la storia della tecnologia del mondo intero, nasceva infatti la prima macchina programmabile, “the Analytical Engine” o meglio il nonno del pc. Ma il passo non fu poi così semplice, per iniziare a parlare di computer bisognerà infatti attendere la seconda guerra mondiale quando, su una brillante intuizione di Von Neuman, si sviluppò la tecnologia delle valvole termoioniche. E da lì le cose furono tutte in discesa, sono bastati poco più di 50 anni e oggi quella tecnologia, che per molti non era neppure tecnologia, ma solo un lontano antesignano degli attuali MacBook o iPhone presenta l’ennesima svolta epocale: nasce la DART hand, sigla che sta per mano destra antropomorfica robotica e scrivente.
Per chi non avesse ancora capito di cosa stiamo parlando, trattasi di mano robotica: a svilupparla il genio di due ricercatori dell’Università della Virginia. Una sostituita da sfruttare in ogni momento, in grado di scrivere su una tastiera quasi come una mano vera, con una media di 20 parole al minuto. Non sarà al pari della piccola Super Vichy, il robot bambina in grado di combinare guai e apprendere comportamenti umani, star dell’omonima sit com americana, ma il tempo di certo aiuterà, gli inventori annunciano già che per il futuro la mano bionica sarà ottimizzata anche per afferrare oggetti. E se pensiamo che la velocità media di scrittura di una persona è di 33 parole al minuto con entrambe le mani, la scienza mira proprio a superare l’intelletto umani, puntando ad una velocità di scrittura di almeno 30 parole al minuto.
Un po’ di curiosità: DART hand usa un totale di 19 motori che servono a raggiungere 19 gradi di libertà di movimento ed è controllata attraverso input di testo immessi tramite tastiera o con un programma di riconoscimento vocale. Per esempio, durante la scrittura un dito riceve l’ordine di posizionarsi sopra la lettera corretta, preme il tasto e la lettera viene controllata per verificarne l’esattezza. In caso di una pressione del tasto sbagliato, DART hand è capace di ruotare il polso per raggiungere il tasto di cancellazione, e proseguire con la scrittura del testo.
E nei piani dei ricercatori statunitensi ci sono anche l’inserimento di una pelle in silicone e l’aggiunta di sensori tattili, di temperatura e di tensione. Ma questi ultimi forse non hanno fatto i conti con la concorrenza, una competizione che viene dritta dritta dal nostro Paese.
È della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il progetto SmartHand: una mano artificiale che si possa connettere al sistema nervoso, permettendo di replicare le funzionalità perse, sostituendo quasi del tutto l’arto “naturale” perduto.
La Smart Hand pesa circa 350 grammi ed è dotata di quattro piccoli motori elettrici e oltre 40 sensori: questi permetterebbero di “restituire al cervello la sensazione di spinta e la consistenza di un oggetto”. E per battere a tappeto la concorrenza, la scuola diretta da Maria Chiara Carrozza punta tutto sul prezzo, la SmartHand potrebbe infatti avere un costo da discount, poco più di 100 dollari. E che vinca la “mano” migliore.
Monica Coletti