Una scoperta in concomitanza dell’anniversario in cui Martin McFly, protagonista di ‘Ritorno al futuro’, celebre film degli anni ’80, sarebbe dovuto arrivare ai giorni nostri con la sua macchina del tempo, per salvare il futuro e tornare a casa, nel 1985.
“Il mondo ‘normale’, che è macroscopico, è irreversibile, e secondo le leggi fisiche che lo regolano è statisticamente improbabile che si torni indietro”, spiega Claudio Conti, direttore dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr (Isc-Cnr). Ma nel mondo dell’infinitamente piccolo, dove valgono le leggi bizzarre della meccanica quantistica, le cose potrebbero andare diversamente. ”Non ci sono leggi – rileva il ricercatore – che dicono che non si possa tornare indietro”. Di qui l’idea di cercare di dimostrare l’irreversibilità dei fenomeni naturali nella meccanica quantistica.
“Abbiamo quindi provato a vedere – continua Conti – se ci sono esperimenti che possano dimostrare che non si può tornare indietro. In particolare abbiamo cercato la quantizzazione dei tempi di decadimento, cioè come fa a sparire un oggetto o come si dovrebbe dissolvere Martin McFly quando nel film passa dal futuro al passato. La sparizione, infatti, altro non è che il decadimento”.
Secondo le leggi della meccanica quantistica, sottolinea l’esperto, si sparisce solo ad una certa velocità, che è quella della legge dell’irreversibilità dei fenomeni. “Nel nostro esperimento – conclude – abbiamo provato che la teoria è giusta, il che significa che la particella, una volta decaduta, non si può più riformare. Da qui l’assunto che non si può tornare indietro nel tempo”.