Bob Dylan cantautore misterioso, camaleontico, artista a 360°, cosa c’è da sapere prima di andare al cinema a vedere il biopic A Complete Unknown
Da diversi mesi siamo tutti a conoscenza della nascita del film su Bob Dylan. Una rivelazione che ha sicuramente spiazzato un po’ tutti, sia i suoi fan, terrorizzati inizialmente dal possibile disastro, sia coloro che non avevano idea di chi fosse (pochi ci si augura) e che si sono domandati il senso di tirare in ballo questa figura.

Nel corso delle settimane, prima per la lavorazione del film e poi con i bombardamenti che ci sono stati forniti a livello promozionale, l’attesa è cresciuta in modo importante, il cantante stesso ha iniziato a fornire commenti, opinioni – stranamente positivi – e l’hype è cresciuto in modo esponenziale.
Ora che siamo a poche ore dall’uscita del film, il 23 gennaio, prima di affrontare la visione di quella che sembra essere una vera e propria pellicola evento, è bene conoscere le informazioni basilari, note o meno, su Robert Allen Zimmerman ovvero Bob Dylan.
Chi è Bob Dylan, curiosità e fatti poco noti a poche ore dall’uscita di A Complete Unknown
Bob Dylan, al secolo Robert Allen Zimmerman, nasce a Duluth, Minnesota il 24 maggio 1941. Cambia legalmente il suo nome in Bob Dylan nell’agosto del 1962. Inizia a farsi chiamare “Dylan” già all’Università del Minnesota. I suoi primi nomi sul palco sono “Elston Gunn”, “Robert Allyn” e diverse versioni di “Bob Dillon” per poi approdare all’ormai iconico “Bob Dylan”.
Dylan non è solo un cantante, è uno scrittore, un poeta, un pittore, uno scultore e un conduttore radiofonico. Un personaggio di rilievo in tutti questi ambiti. Cosa nasconde e quali sono i segreti di una delle figure più importanti a livello internazionale nel campo musicale, nella cultura di massa e nella letteratura?
Bob Dylan, colui che nel 1965 inventa il folk-rock con l’album Bringing It All Back Home e con oltre 6 minuti di durata della mitica canzone Like a Rolling Stone, la stessa che in queste ultime settimane abbiamo avuto modo di sentire in radio cantata dall’attore che lo interpreta, Timothée Chalamet.

La famiglia di Dylan è di origine lituana-ucraina, nella sua formazione viene influenzato da grandi nomi del blues come Buddy Waters. Inizia a formare le prime band già ai tempi del liceo, prima come pianista in un gruppo chiamato “Golden Chords”. Dylan ha solo 20 anni quando firma per la prima volta con la Columbia Records, minorenne per l’epoca. Per evitare che i genitori mettano mano sul contratto, il giovane dichiara di essere orfano. La prima canzone d’amore scritta dall’artista è per l’attrice francese Brigitte Bardot, dettaglio che dichiara a Playboy nel 1978 aggiungendo anche di non ricordare molto di quest’abbozzo di opera. L’attrice viene peraltro nominata in un’altra canzone dell’artista, in I Shall Be Free.
Come detto più sopra Dylan non è solo un cantautore di enorme successo, creatore di un genere e figura di culto, è un artista a tutto tondo. Dipinge e lo fa prevalentemente dal vivo, o meglio ama dipingere ciò che vede della vita di tutti i giorni, il quotidiano e quello che gli accade. Come per le sue canzoni che parlano di quello che succede nella società, anche la pittura è il riflesso di ciò che vede. In merito l’artista ha dichiarato di voler “fornire una visione panoramica del mondo come lo vedevo in quel momento”.

Bob Dylan come narratore esperto ha rivolto la sua attenzione anche sul cinema. Ha recitato in Hearts of Fire, Pat Garrett and Billy the Kid, diretto dal magistrale regista Sam Peckinpah, e Masked & Anonymous. Ha anche diretto e interpretato un film, Renaldo and Clara nel 1978, un documentario di ben 4 ore. Del resto la sua passione per il cinema è nata prima di ogni altra in quanto la sua famiglia possedeva dei cinema a Hibbing, nel Minnesota, quindi il giovane Zimmerman poteva vedere i film gratuitamente. Una delle sue figure di maggior ispirazione è infatti Charlie Chaplin.
È un appassionato di scacchi e non ne fa mistero, ne parla nelle sue canzoni e viene dichiarato anche da Bob Spitz in Dylan: A Biography dove si parla dei suoi giorni nel Greenwich Village. In effetti, nei parchi di New York City è piuttosto frequente vedere persone che giocano a scacchi. È bello immaginare seduto tra questi Bob Dylan che si diletta e non si fa fatica a pensare che potrebbe farlo anche ora.
Un fatto singolare è che Dylan non ha mai avuto uno dei suoi singoli al primo posto in classifica. Sia “Like a Rolling Stone” che “Rainy Day Women #12 & 35” raggiunsero rispettivamente il secondo posto nella graduatoria di Billboard nel 1965 e nel 1966. Nessuno dei suoi 58 singoli è mai arrivato in vetta. Dylan ha vinto 10 Grammy, un Oscar per la canzone originale Things Have Changed, un Pulitzer (il primo musicista rock a riceverne uno) e il Premio Nobel alla Letteratura nel 2016, che come ben noto è stato piuttosto recalcitrante nell’andare a ritirare, a seguito di un lunghissimo tira e molla l’artista ha poi ritirato il premio durante una cerimonia riservatissima.

Non è stato il primo caso di rifiuto da parte di Dylan, nel maggio 1963 decide di non partecipare al famoso Ed Sullivan Show, il programma di intrattenimento più popolare al mondo all’epoca. Un censore della CBS gli dice che non avrebbe mandato in onda il brano Talkin John Birch Society Blues e quindi l’artista decide di disertare. Vi sono molte leggende su di lui, alcuni dicono di averlo visto vagare per le città che ne ospitavano i concerti, perfino in Italia a Genova, è stato visto vagare per i suoi carruggi. Una volta viene arrestato con l’accusa di essere senza fissa dimora, nel 2012 in New Jersey, dopo essere stato visto gironzolare durante un temporale.
Dissacrante ma a volte involontariamente, come quando decide di barattare un divano per un dipinto di Andy Warhol, dal titolo “Elvis Presley”. Di questo gesto tuttavia manifesta pentimento e dice anche di volersi scusare con Andy e che avrebbe voluto volentieri un altro suo dipinto. I mostri sacri della musica sono diversi, oltre a lui vi sono naturalmente i Beatles e i Rolling Stones, insieme al grande “Boss”, Bruce Springsteen. C’è un nome sopra a tutti che riesce a far tremare ognuno di loro, quello di Elvis Presley. Si dice che Dylan non parlò per una settimana dopo la sua morte.
Disse in merito: “Ripercorsi tutta la mia vita. Tutta la mia infanzia. Non parlai con nessuno per una settimana dopo la morte di Elvis. Se non fosse per lui e Hank Williams, non potrei fare quello che faccio oggi”. A proposito di Springsteen, sopra citato, ha avuto l’onore di introdurre Dylan nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1988, evento dove Bob ringrazia prima Muhammad Ali, poi Little Richard e quindi critica Mike Love dei Beach Boys.
Una circostanza davvero particolare sicuramente è quando Dylan fece ‘litigare’ Papa Wojtyla e Ratzinger. Il primo lo aveva voluto all’evento a Bologna, il Congresso Eucaristico del 1997 mentre il secondo dichiarò in seguito in un libro la sua forte perplessità sulla presenza dell’artista in un’occasione del genere.
Da queste pillole si può sicuramente concludere quanto Dylan sia anticonformista, poco interessato alle opinioni altrui, istintivo e particolarmente sopra le righe, tutte sfumature già ben note, ora con qualche dato in più a guidarvi nella visione del film di James Mangold.