Il cammino del corteo è stato scandito dalle date degli incidenti in mare e dal numero di morti o dispersi, negli ultimi mesi: dal 2013, sono circa 15.000 le persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. “Ma ci sono anche quelli che muoiono nel deserto” ricorda l’Imam della comunità islamica abruzzese Mustapha Batzami “di cui non conosceremo mai le storie”.
“Siamo orgogliosi di aver accolto e ospitato nel migliore dei modi questa manifestazione sulla pace, un tema universale che ci coinvolge tutti” ha evidenziato il sindaco Luciano Di Lorito. “Ed è ancora più importante in questo momento storico, nel quale ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte per evitare che la questione migranti diventi un problema. Noi stiamo attivando con il ministero percorsi guidati di accoglienza, per evitare la nascita senza controllo di strutture occupate da migranti, dove a volte purtroppo si annida la speculazione. Vorremmo essere un modello positivo, da imitare, per gli altri Comuni”.
“Mai come oggi” ha ammonito padre Giulio Albanese, giornalista e missionario, “viene chiesto a ciascuno di noi di non essere solo uno spettatore sul palcoscenico della vita”. Albanese ha passato molto tempo in quelle che Papa Francesco chiama le periferie del Mondo e ha usato parole forti contro chi vuole negare ai migranti la possibilità di raggiungere i nostri territori: “E’ un loro diritto, chi nega questa verità non può chiedere la comunione”. L’arcivescovo Tommaso Valentinetti ha concluso con parole di speranza, ricordando ancora una volta un pensiero del Santo Padre: “Abbiamo bisogno di trovare una pace
che non sia rassegnazione”.
“Ogni anno la Marcia per la Pace è un’occasione per riflettere sul tema che il Papa ci propone e questa edizione ci ha dato la possibilità di soffermarci sull’importanza dell’integrazione e della convivialità delle differenze per costruire insieme cammini di riconciliazione”, ha ricordato il direttore della Caritas Pescara-Penne, don Marco Pagniello. “Per noi è un’azione che rientra nella nostra vocazione pedagogica e l’appuntamento di sabato sera ci hanno offerto l’opportunità di educarci a scelte quotidiane secondo uno stile di vita che sia per l’incontro e non per lo scontro, per abbattere e non alzare muri e superare pregiudizi e diffidenze e provare a globalizzare la solidarietà e non l’indifferenza”.