Primi giorni dell’anno: i riti propiziatori in Abruzzo

Con l’arrivo del nuovo anno, è il momento di rispolverare alcuni riti tradizionali che definiscono la cultura abruzzese, viva ancora nel 2024.

Il 2024 è appena iniziato e mentre ci si prepara a vivere un anno sereno, all’insegna delle novità e del progresso, sia sociale che scientifico, in Abruzzo c’è ancora chi, di anno in anno, ama rivivere quei momenti, quelle tradizioni che contraddistinguevano le vite dei genitori, dei nonni, dei bisnonni e via dicendo, andando a scavare in riti vecchi quanto la memoria stessa.

Riti propiziatori
Riti propiziatori abruzzo.cityrumors.it

Dalle serenate alle mattinate, fino alle questue, i riti propiziatori abruzzesi, con l’avvento dell’anno nuovo, continuano a riecheggiare in chi ama rivivere scorci di una cultura che mai è stata dimenticata e che ritorna, ciclicamente, all’inizio di ogni nuovo anno. Non solo cenone, lenticchie e cotechino  a qualcosa di molto più profondo, che merita di essere tramandato alle nuove generazioni.

I riti della tradizione

Il periodo di capodanno, in quella notte così caratteristica che saluta il vecchio anno, introducendo il nuovo, viene vissuta nelle maniere più disparate: tra chi sceglie di andare a ballare a chi opta per una giocata a carte. Quasi sempre però, ad accompagnare verso l’inizio del nuovo anno, sono alcune ritualità che ciclicamente fanno capolino sulle tavole e nelle case degli italiani.

I più tradizionali
I più tradizionali abruzzo.cityrumors.it

In Abruzzo in particolare, diversi sono i riti che permettono di vivere questo periodo con un occhio al futuro e uno fisso sulla tradizione, che immutabile, non sente il peso degli anni. Certo, parlare di una tradizione univoca abruzzese è molto complicato, dato che ogni paese, paesino, borgo, città ha dei suoi riti proprietari, che ne contraddistinguono il folklore, senza necessariamente sfociare nei riferimenti religiosi.

La musica è uno dei mezzi che più fa da traino per le tradizioni e che ne favorisce la diffusione: i gruppi e le comitive dei cantori, dotati di fisarmoniche, organetti, mandolini, tamburelli e ogni tipo di strumento, che finisce col produrre più rumori sordi e dissonanti che una vera melodia. Un esempio è rappresentato dal gruppo di suonatori e cantori di Pettorano sul Gizio in provincia di L’Aquila.

Questi, da dopo la mezzanotte del 31, hanno portato la  serenata benaugurale nelle case di amici e parenti. La tradizione di Pettorano comportava che dopo la serenata in dialetto delle donne, c’era anche la serenata degli artigiani, rigorosamente in lingua italiana, tradizioni poi fuse nel 1925 grazie al musicista Silvio Setta e al poeta Pasqualino Carrara. La serenata è oggi una canzone dialettale d’autore, eseguita da un apposito “Concertino“.

 

 

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